Nella Torre il silenzio era già alto. Sussurravano i pioppi del RioSalto. I cavalli normannialle lor poste frangean la biada com rumor di croste. Là in fondo la cavalla era, selvaggia, nata tra i pini su la salsa spiaggia; che nelle froge avea del mar gli spruzzi ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi. Con su la greppia un gomito, da essa era mia madre; e le dicea sommessa: ʻO cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna; tu capivi il suo cenno ed il suo detto! Egli ha lasciato un figlio giovinetto; il primo dʼotto tra miei figli e figlie; e la sua mano non toccò mai briglie. Tu che ti senti ai fianchi lʼuragano, tu dài retta alla sua piccola mano. Tu chʼhai nel cuore la marina brulla, tu dài retta alla sua voce fanciullaʼ. La cavalla volgea la scarna testa verso mia madre, che dicea più mesta: ʻO cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna; lo so, lo so che tu lʼamavi forte! Con lui cʼeri tu sola e la sua morte. O nata in selve tra lʼondate e il vento, tu tenesti nel cuore il tuo spavento; sentendo lasso nella bocca il morso, nel cuor veloce tu premesti il corso: adagio, seguitasti la tua via, perché facesse in pace lʼagonia…”
ʻLa cavalla storna – parte primaʼ di Giovanni Pascoli
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