Basta poco per creare nelle persone il terrore di una vita falsamente ma, forse, non troppo in pericolo, per vedere saccheggiate le farmacie e resi irreperibili quei prodotti salva-vita, almeno definiti così dai molti.
Basta poco.
Davvero basta poco per vedere erroneamente, non ogni altro -come dovrebbe essere-, ma quello specifico altro, come una minaccia creata, voluta e lanciata sulle vite quotidiane di tutti noi per rovinare la quiete della nostra serenità occidentale.
Basta poco.
Il problema sulle bocche a-pensanti dei più sembra essere ancora una nazionalità, quando è lapalissiano agli occhi di ognuno che ad ammalarsi si è tutti, ora più di prima, diffusosi oramai indiscriminatamente questo celeberrimo virus.
Già! Perché i malanni non sono razzisti, anzi, propagandano nei corpi un’uguaglianza mostruosa. Loro sì che non fanno distinzione alcuna…
La democrazia del male: così è e dovrebbe essere, mentre oggi e domani sarà ancora il cinese “l’essere da evitare”.
La collocazione geografica di partenza del virus è dato imprescindibile per un precedente tentativo di contenimento -non riuscito per l’ovvia globalizzazione senza frontiere dell’oggi-, per ricercare la soluzione farmacologica, per individuare i primi casi; ma, fatta questa premessa, è d’uopo ricordare che tutti possono ammalarsi e che, infatti, i contagiati sono “tutti”.
C’è l’italiano, l’americano, il francese e il tedesco, prefazione questa di una barzelletta senza sollazzo, il cui scopo è solo quello di far riflettere di come l’allerta sia doverosa, di come le vicende non siano sottovalutabili, ma di come fare propaganda elettorale o accrescere l’ignoranza del popolino siano blasfemia verso un senso di umanità che in questi momenti più che mai dovrebbe essere protagonista dei nostri cuori.
La gravità della situazione è difficile da valutare tra fake-news, tentativi di evitare un generalizzato panico e trasmissioni televisive che da queste sciagure traggono il loro pane lavorativo.
Certo è che ci sono dati di fatto, come la sospensione nella mia università delle attività formative nei prossimi giorni, punto di partenza e -spero- anche terminale delle misure che dalle autorità competenti sono state impartite.
In via precauzionale molto si sta facendo, a Milano è tutto ancora molto tranquillo in una settimana di fuoco, come quella che stiamo vivendo, tra fashion-week e partite al Meazza, dove nulla si è voluto sospendere. Indizio questo di tranquillità oppure di necessità economica in una città che non può essere fermata? Cercare di dare risposte semplici a problemi complessi è l’errore più commesso e comune, che qui non verrà fatto.
Oltre la psicosi, che tale etimologicamente ancora non è -e per fortuna!-, oltre le comunitarie parole di chi dice che va tutto bene e che si sta esagerando, oltre gli estremismi noti, c’è la precauzione e la consapevolezza.
La collaborazione di ognuno nel limitare il danno, nel conformare alle esigenze del momento lo stile di vita sono gesti di lungimiranza e di amore verso l’altro, che è se stesso, affinché questo disagio -che auspico rimanga tale e non si tramuti in pericolo- possa essere il prima possibile archiviato come storia e non vissuto come presente.
Oltre gli allarmismi,
al di là della sottovalutazione.
Con senno