La guancia che fu già piangendo stancha
riposate su l’un, signor mio caro,
et siate ormai di voi stesso più avaro
a quel crudel che’ suoi seguaci imbiancha.

Coll’altro richiudete da man mancha
la strada a’ messi suoi ch’indi passaro,
mostrandovi un d’agosto et di genaro,
perch’a la lunga via tempo ne mancha.

E col terzo bevete un suco d’erba
che purghe ogni pensier che ’l cor afflige,
dolce a la fine, et nel principio acerba.

Me riponete ove ’l piacer si serba,
tal ch’i’ non tema del nocchier di Stige,
se la preghiera mia non è superba.

– là dove il poeta accompagna con un biglietto lʼinvio di tre regali ad Agapito Colonna, fratello del vescovo Giacomo, nonché del cardinal Giovanni: il primo dono, un guanciale, il secondo, forse un libro, il terzo, una coppa per bere un infuso di erbe, “così che io non tema di cadere nellʼoblio” – ‘La guancia che fu già piangendo stancha’.

di Francesco Petrarca