La passione per la moto quando ti colpisce non ti abbandona più. Il motociclista ama la moto in modo incondizionato ed è disposto a qualsiasi cosa pur di restare sulla due ruote, compreso sfidare il gelo dell’invenro.

Riguardando le foto di mio fratello con la moto, mi sono ricordata di come non erano attrezzati una cinquantina di anni fa i ragazzi, come ora, per “rombare” nelle strade.
Niente tute di pelle a quei tempi, nessun rinforzo nelle ginocchia, nei gomiti e nella schiena.
Il casco non era obbligatorio e si usava solo per fare tragitti lunghi, sennò rovinava le folte chiome.
Nei giubbotti d’inverno per non aver troppo freddo si mettevano strati di Unione Sarda incastrata tra il cinto dei pantaloni e i maglioni.
Mio fratello se poteva permettersi la moto, non poteva avere la vettura dunque optò per la moto.
D’inverno era tosta girare con le due ruote. Quando faceva troppo freddo andava a lavoro con la corriera per raggiungere la zona industriale di Grogastu ad Assemini, sennò usava la moto con il rinforzo dell’Unione Sarda.

Per arrivare alla zona industriale bisognava attraversare le saline di Contivecchi ed il sale faceva la ruggine sulle vetture e sulle moto.

Arrivati a casa si lanciava giù la pompa dalla parte della cucina e via di lavaggio per togliere le scorie del sale maledetto.
In quel periodo pochi avevano le moto di grosso cilindrata…
Le avevano i benestanti e chi come mio fratello aveva rinunciato ad altro per coltivare quella passione.
Questo è il periodo della Laverda 750 ma prima c’era stata la Guzzi V7, prima ancora la Lambretta.
Bellissimo rivedere queste foto….anchè perchè evocano un periodo che è stato bellissimo per mio fratello e la sua cricca di centauri.


La passione per la moto che non tramonta mai

Racconto di Marinella Melis