Quale sarebbe la più grande rivoluzione? Non occorre essere esperti in politica per capire che le cose non vanno bene. Ognuno di noi può appurarlo di persona semplicemente guardandosi attorno, e guardandosi allo specchio.
Non va bene per chi vive in strada e non sa nemmeno come ci è finito.
Non va bene per l’imprenditore che se non ruba rischia di impiccarsi. E non va bene nemmeno per l’operaio che è sempre più svalutato e deve elemosinare una paga equa. Non va bene per il pensionato che va a fare spesa in un cassonetto dell’immondizia. E ancora: non va bene per chi ha una malattia rara quindi nessuno investirà un centesimo sulla ricerca. Non va bene per chi è costretto su una sedia a rotelle e deve quotidianamente sperare nel buon cuore delle persone che parcheggiano nel posto a lui riservato.
Non è finita qui: non va bene per lo studente che si fa il mazzo sperando in una botta di culo. E ancora: non va bene per chi viene nel nostro paese sperando in una vita, o malavita, migliore così come non va bene per gli omosessuali, che continuano a nascondersi in una società bigotta ed ipocrita. Ed infine non va bene per chi muore per l’incuria di altri.
E la soluzione non sta di certo nella bocca di chi accusa questo o quel governo; la soluzione sta in ciascuno di noi, ma nessuno se ne vuole assumere la responsabilità.
Ognuno vive nel suo piccolo mondo puntando il dito a destra e a sinistra, svegliandosi dal suo torpore solo quando i mezzi di informazione glielo permettono, dicendogli sfacciatamente quanto è stato fortunato a non essere coinvolto in questo o quell’accadimento, per poi farlo ripiombare in un riposo sempre più eterno.
Le leggi vengono rispettate solo da chi ha qualcosa da perdere, solo dai nostalgici dei principi, dell’ubbidienza cieca verso un fantomatico “bravo padre di famiglia” che, alla fine saprà pure quello che fa!
Cos’è l’onestà?
È forse andare a lavorare tutti i giorni?
Che sia forse pagare le tasse chinando la testa e digrignando i denti?
È forse rassegnarsi e sperare in tempi migliori?
Che sia forse ascoltare i vecchi ed il loro motto preferito: “che ci vuoi fare, la vita è questa!” ?
È forse rispettare gli immigrati, ma tenerli alla larga da sé e dai propri figli?
È forse fare volontariato ed ignorare la propria famiglia?
Io mi sono stancata di questi buffoni che si rimbalzano le responsabilità senza mai trovare un accordo, d’altra parte rispecchiano perfettamente la società, e cioè tutti noi.
Ognuno fa la sua gara, ognuno espone la propria mercanzia, spesso artefatta, in una corsa verso una meta ancora da definire.
Tutti, nessuno escluso, a dimostrare qualcosa che non si possiede. Risultato: la bolla di sapone dura quanto uno starnuto, senza lasciare traccia alcuna.
Pieni di debiti fino ai capelli, schiavi a vita di banche e stato, ma con la libertà di mostrare il proprio sdegno davanti al giornale ed un aperitivo.
Tutti tremanti ed impauriti quando si tratta di dimostrare con i fatti quelle che riteniamo ingiustizie.
Cosa fare per cambiare le cose?
La più grande rivoluzione e cioè cominciando a cambiare noi stessi, come fece Pinocchio che un bel giorno si stufò di essere un burattino nelle mani di Mangiafuoco e si assunse la responsabilità di essere un umano, libero e con dignità.
Mangiafuoco è quel burattinaio che regge e governa i fili della nostra vita, quello che si mangia, appunto, quel fuoco che arde dentro di noi quando siamo giovani e pieni di speranze fino a che ci spegniamo e diventiamo docili come agnellini!
Il nostro primo dovere è di rispettare noi stessi quindi basta ai datori di lavoro che ci sfruttano o ci trattano male; basta agli impiegati statali che dall’altro lato del vetro ci trattano con sufficienza ed inefficienza; basta a tutti coloro che ci circondano e si credono Dio.
Mettiamo da parte il consumismo ad oltranza e freghiamocene se non abbiamo l’ultimo modello di cellulare come il nostro vicino, ma impariamo ad essere orgogliosi e soddisfatti di noi stessi occupandoci della nostra persona rispettandoci ed impegnandoci ad aiutare chi non ce la fa. Ognuno di noi è un mondo a sé, ma viviamo nel mondo, non scordiamocelo: il benessere lo si raggiunge solo quando attorno abbiamo benessere.
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