La tirannia dei giovani

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”La questione essenziale è se nel nome della libertà noi stiamo abbandonando i giovani a una tirannia, quella dei loro pari”. Questo l’interrogativo che uno scrittore americano, V. Packard si poneva parecchio tempo fa, e sul quale bisognerebbe sviluppare qualche considerazione attuale.

Le società che non si rinnovano, decadono.

Per il loro rinnovamento poco c’è da sperare dagli anziani: sono troppo legati alle comodità, ai privilegi, ai vantaggi acquisiti; essi sono conservatori per natura, tranne per i pochi che, per sforzo di riflessione culturale, esprimono idee e si impegnano in iniziative rinnovatrici. Tanti pretendono di ridurre alle loro valutazioni conservatrici anche i giovani, in modo da piegarli a un costume che non disturbi, anzi confermi le posizioni acquisite di coloro che ormai hanno raggiunto i benefici d’una carriera di lavoro o di studio. Ma i giovani reagiscono: non intendono ripetere dei tirocini e dei costumi, che spesso rivelano la conservazione di quei stessi motivi egoistici contestati; ci sono giovani che tentano di capire, di agire, che dibattono insieme i loro problemi, e che cercano di non perdere i contatti né con le masse né tanto meno con la società.

Delusi dalle generazioni precedenti ricercano la solidarietà dei coetanei, nei quali non si riscontrano alcune imposizioni o pretese, ma anzi vengono più facilmente e spontaneamente confermate queste aspirazioni di libertà. In tal modo dalla reale o presunta tirannia degli anziani si passa alla libertà delle amicizie e dei gruppi giovanili. Ma di quale libertà si tratta? Imparare a fumare, a parlare in modo spregiudicato, a insultare, a contestare indebitamente, a compiere atti immorali, non comporta, certo, la coerenza dell’atteggiamento di libertà. La suggestione per certi tratti del comportamento che i giovani, da soli, non oserebbero manifestare, sta a indicare l’evidente presenza di servilismi e di tendenze rinunciatarie che legano l’individuo ad altri individui, al gruppo, a una determinata istituzione, con la forza della dipendenza del gregario.

Oggi, le prepotenze dei giovani verso gli anziani e viceversa sono onnipresenti in ogni ambito della società, ma bisogna superarle, rinunciando ai conformismi dispotici, che pretendono di fissare la vita nelle forme corrispondenti alle comodità e ai privilegi personali, mentre essa inesorabilmente procede verso le innovazioni del progresso. A quest’ultimo si addice il contributo specifico delle due generazioni, con il senso della responsabilità da parte degli anziani in modo da suggerire mete più sicure, e lo slancio di rinnovamento giovanile che denunci e superi i conservatorismi reazionari.

1 COMMENT

  1. La tirannia non è imposta solo con la coercizione fisica e con gli abusi nell’esercizio dell’autorità; essa si consolida anche nell’intreccio di reazioni emotive, di attese e di compiacenze personali, di ricatti egoistici, che avvolgono animi e volontà, in modo da renderli succubi di situazioni assai diverse da quelle sperate. Anche i giovani conoscono la corruzione, la violenza, l’egoismo, la mania della sopraffazione: sono, appunto, i tratti del comportamento che favoriscono la tirannia. Bisogna difendersene …..