Katarina Sarić (10.03.1976) Montenegro. Professoressa di letteratura slava e filosofia con master in scienze politiche. È attivista per i diritti civili montenegrini e scrittrice di letteratura socialmente impegnata, dedicata allo spettacolo ed il teatro. Ha pubblicato 12 libri la maggior parte dei quali sono stati tradotti , premiati e rappresentati in numerosi portali e piattaforme letterarie.
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“Sull’arte di Katarina direi che è un bellissimo viaggio tra surrealismo e futurismo, un continuo esplorare oltre noi stessi per scoprire quel mistero, a cui pensiamo di avvicinarci, ma che ogni volta attraverso l’ermetismo del suo verso, diventa sempre più mistico. Il postmodernismo della sua arte sta nella genesi di un’arte pura, con visioni che sfiorano la magia dell’anima, in spazi che si dispiegano oltre i significati e il non detto, sempre in sintonia con i valori che ci caratterizzano come parte fondamentale dell’esistenza”.
-Juljana Mehmeti-
– 1- Rumore senza senso
E permetterai alle immagini contagiose del disprezzo e dell’invidia
di lasciarsi trasportare dalla cecità difettosa
e la disperazione accumulata nella spina dorsale e nelle braccia rugose.
Consentirai le disgrazie e i tormenti
tuoi e quelle degli altri
porterai sulle spalle quello che devi,
ma anche quello che gli altri caricano nella tue bisacca
ugualmente qui come ovunque
in questo mondo vasto
la stessa vita per tutti, in tutto e per tutto.
Afferrerai la vita dagli altri e gli altri la prenderanno da te
macinati nello stesso mulino
finché non incontriamo il nostro creatore
fino alla fine
e qualcuno riceve il biglietto per l’inferno qualcuno per il paradiso.
Consentirai a tutto di cadere nell’acqua
quando tutto e tutti scorrono via e se ne vanno
ogni Tom, Dick e Harry,
ma ricorderai solo quei giorni silenziosi
quando tutto questo sarà finito
in cui sei stato fortunato a trovare il tuo orsacchiotto
da coccolare sotto le coperte
e tutto all’improvviso si ferma e si blocca
diventando un rumore senza senso.
– 2 – La zitella
Resto lacerata
tra un ex- gaffer:
“Non balbettare!”
e un futuro rasoio:
“LOL”
Conto il presente
sulle dita dei binari della prigione
sui ferri della maglia e sui Gobeleins delle mie zie.
Finirà finirà finirà …
twitta il cuculo dall’orologio da parete di mio padre
mentre gira un vinile consumato.
Gli infilzerò gli occhi con questo ago.
Io. La zitella.
(Lo farò, lo giuro su mia madre)
– 3 – La ragazza dell’estate indiano
Quando arriverà quel tempo
da cui è sempre stato aggiunto e sottratto
che arriva sempre
con il ciclamino
quando l’uva sarà matura
e le bocche si innaffiano di tempeste
gli anziani ritornano alle loro dimore di pietra; chissà per quale motivo in quel momento.
E mescolo grano e zizzania
non so come riesco a vivere
come ho vissuto e come sono riuscita a trovare ogni lattina vuota
come un pollo cieco.
Come posso amare sia te che lui
e quest’altro e quell’altro ancora
ripetere sempre la stessa piccole, dolci parole connettersi con le piccole cose
che sembrano tutte uno e tutte sono state promesse,
e tutte sono dolci come il miele
per morire
quando viene.
Può esserci amore se non fino alla morte
o siamo tutti consumabili
noi tutti
noi
senza alcuna distinzione.
Come avrei potuto ordinare
i dipinti fatto di perle di vetro
nervi
vita in frantumi
arti distrutti poi di nuovo recuperati
dalle dita alla testa
da te a lui
finché non arriva.
Beati coloro che più in là non hanno mai guardato
dalle loro case e dai loro focolari
mai niente solo lui la vide e lei vide lui
e quella piccola parte del cortile coltivabile
sul lato soleggiato
è tutto
e contiene tutto.
Quando arriverà quel tempo
quando risponderò per le mie azioni
lego a riva
la mia chiatta
e mi aspetto sempre che torni
col ciclamino
per estasiarmi.
Mescolo grano e zizzania
e sopra ci salto.
@ Katarina Sarić