Ricordo che il viaggio durava un’eternità……almeno la mia mente di bimba così pensava, da Cagliari a Gadoni …sono 120 km.
I miei occhi sgranati e attenti, non perdevano neppure un fotogrammo dello spettacolo che la mia Sardegna mi offriva.
Certamente i sedili del camion non erano comodi ed ergonomici ma, stiamo parlando degli anni 60 e la mia famiglia non aveva una vettura di proprietà.
E allora? Si usavano i mezzi della Ditta dove mio padre lavorava, quelli che io definivo i camion di Babbino.
Secondo la mia mente, tutti i camion dove abitavamo erano i SUOI.
Ah ah…grandi possidenti…
Tutto quello che vedevo dai finestrini era magnifico e maestoso…
Si arrivava a Gadoni, nel cuore della Barbagia, il paese di nascita di mia nonna paterna.
Che meraviglia….
Che accoglienza meravigliosa da parte di quelli che noi chiamavamo zii.
I nostri parenti ci avevano trovato un appartamento, ricordo che stava sopra la sala dove era posizionato il televisore dove andavano tutti gli abitanti del paese, portandosi da casa le sedie…..
Una vacanza incredibile.
La mattina i miei aprivano la porta di casa e ……sorpresa….c’era sempre un cestino di vimini dove c’era ogni ben di Dio, melanzane, pomodori, peperoni, cipolle, frutta e verdura….persino il formaggio, tutto in grandi quantità.
I miei occhi non potevano credere a quello che vedevano.
Chiesi a Babbino:” Chi l’ha messo?”
Mio padre grandissimo fantasista e giocherellone, ci raccontava che durante la notte e la mattina prestissimo, arrivavano le fate che sistemavano tutto per rendere il nostro soggiorno più gradevole.
Se lo diceva Babbino era Vangelo.
Caspita, pensavo, a Cagliari le fate latitano, qui sì che si vive bene.
Mio padre, sempre ci raccontava che queste fate vivevano nelle case di Janas ed erano brave e piccolissime.
A Gadoni ogni venerdì sera i miei zii preparavano il pane in casa per tutta la settimana, che profumo che usciva dal forno sardo e che bontà…..logicamente il pane più bello era per noi.
Noi bambini eravamo estasiati, sembra di vivere dentro una favola.
Tutto era bello e tutto era magico per me.
Si andava nel fiume Flumendosa, l’acqua era gelata e limpidissima.
E le gite nei boschi?? Si andava per i boschi di noci, nocciole, castagne.
Mia madre allora preparava un grande insalatiere di “malloreddus con salsiccia” ben avvolto in un panno a quadrettoni bianco e rosso con il nodo al centro nella parte superiore, la carne impanata, il pane fatto in casa….e tantissima allegria e spensieratezza.
Io nei boschi mi guardavo con circospezione, sentivo gli uccellini che pigolavano ma, pensavo che le fate fossero sempre lì a sorvegliarci, perchè babbino così mi aveva fatto credere.
La sera in giro a casa degli zii Secci: Nino, Palmira, Anna Maria che avevano un giardino enorme dove si giocava sino a stancarci, io cercavo sempre le fate.
La notte ognuno di noi della famiglia, con la sua sedia, si scendeva al piano terra dove ad un’altezza incredibile era sistemato un televisore, logicamente in bianco e nero, penso che allora ci fosse solo il primo canale Rai.
Noi degli anni 50 …ora abbiamo grossi problemi alla cervicale…visto che il televisore era sistemato ad un’altezza che forse era superiore ai 2 metri e 50 cm. Le commedie di De Filippo ecc….per noi erano oro colato.
Le fate continuarono a rifornirci di cibo per tutta la vacanza.
Tanti anni fa….in gita nelle grotte di Sadali, la guida ci parlò delle fate delle Janas e ad un certo punto mia figlia piccola giurò di averle viste, caspita sono tornata indietro alla mia infanzia….io non le avevo mai viste a Gadoni nonostante le cercassi dentro il bosco….lei asseriva invece di averle viste.
Ecco tornare in mente la mia bellissima Gadoni e qualcosa di magico che mi ha accompagnato per tutta la vita.