Lirica di un film – Dedicato alla città di Bergamo.
Mercoledì 10 marzo è andato in onda il Film “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, 1978.
Il film è la narrazione lirica delle vicende di quattro famiglie di contadini della pianura bergamasca ambientato tra il 1897 e il 1898.
Perché narrazione? Perché il registra è come un pittore, rappresenta con magistrali pennellate, i colori di un tempo perduto, è come un affresco che ci racconta scene oscure tracciate da improvvisi tratti luminosi.
Gli attori non sono attori, sono personaggi veri del posto, che con lo sguardo fiero e amaro e con il dialetto aspro e dolce raccontano la vita quotidiana di questa povera gente, avvezza a ogni tipo di fatica e di sopportazione.
La vita si svolge secondo la ciclicità delle stagioni, della semina e del raccolto, della festa della Madonna, periodo nel quale si ride e si balla e magari si incontra la propria futura sposa.
La sera ci si riunisce davanti al fuoco per raccontare antiche storie sospese tra realtà e fantasia, storie di sogni e di speranze che non si sono mai avverate, avventure di luoghi lontani che non hanno tempo e diventano miti.
Il matrimonio di due giovani avviene nel più assoluto silenzio e rigore, in un clima di modestia ma anche di solennità. I due sposi si recano a Milano viaggiando su un barcone attraverso i navigli. Suggestiva è la scena del viaggio del barcone, che scorre silenzioso e leggero come l’acqua del fiume incurante delle vicissitudini umane. Si scorge in lontananza la cupola di una chiesa, un campanile…il rintocco delle campane annuncia la nascita di un nuovo giorno che non porterà nulla di nuovo. La città di Milano appare sconosciuta e lontana, come sono avulsi e incomprensibili i moti sociali che si svolgono in quel periodo nella città.
Il loro mondo è chiuso nelle povere case e nel faticoso lavoro dei campi, nessun riscatto è per loro possibile.
La nascita di un bimbo è nello stesso tempo triste e gioiosa. Gli sguardi tra i due coniugi (perché le parole sono poche) sono attoniti, sospesi tra la felicità dell’evento e la preoccupazione di dover sfamare altre bocche. Ma si accetta tutto ciò che dona la vita, come dice la mamma dopo aver partorito, affidandosi alla provvidenza.
Ma l’amore di un padre ha la meglio sull’osservanza delle regole e sulla sudditanza al padrone
Un padre si ribella, anche se non fa trasparire nulla, all’ubbidienza al padrone, quando il suo figlioletto torna da scuola con i piedini freddi e insanguinati perché gli si sono rotti gli zoccoli. E allora, nel silenzio della notte, corre a tagliare un albero nelle terre del padrone, per farne degli zoccoli nuovi da preparare mentre tutti dormono, affinché al mattino presto siano pronti per andare a scuola.
Pagherà cara questa ribellione, il padrone lo allontanerà dalla misera casa e lo priverà delle sue bestie..gli unici beni che possiede. Dopo aver caricato le sue povere cose sul carretto, la famiglia parte e va…ma dove? Non importa dove, la loro vita sarà segnata sempre dalla sottomissione e dalla povertà.
Musiche di Bach formano la colonna sonora del film; io so perché, perché Bach, come questo film, non appartiene a nessuna epoca, non ha spazio né tempo, è una voce lirica e solenne della storia umana . La sua voce risuona dentro di noi, anche se pensiamo di non udirla, la sua voce risuonerà sempre di noi e, come Bach, sarà ascoltata per secoli e secoli senza mai perdere la sua verità e la sua poesia.
Questo film è stato trasmesso in omaggio della città di Bergamo che in questi giorni ha rinnovato il proprio dolore.
Grazie Antonella. Bellissimo film l’ho guardato proprio oggi. Stupendo. Ci fa riflettere su come il mondo sia cambiato ma anche su come non sia cambiato per niente. E ci fa riflettere anche su quale sia il vero valore delle cose.