Era quello che, nelle pulizie domestiche, le faceva perdere più tempo, per quanto accuratamente passasse lo straccio, in controluce, si vedevano striature e aloni.
Era anche però l’unico momento in cui si concedeva la vista della sua faccia, non che le importasse ma ogni tanto rivedersi le procurava un sottile piacere, più che perverso, decisamente demoniaco. Lasciato lo straccio, avvicinava il suo viso per scrutarlo. Non paga, lasciava che la punta del naso toccasse la superficie levigata e in quel momento qualcosa di nauseabondo le si inerpicava su per le narici fino a spalmarsi all’altezza della fronte. Un bisogno ancestrale e prepotente di sangue caldo. Una priorità che le assorbiva tutti i pensieri e allora lei in preda al suo respiro caldo, quasi bollente, si riversava per le strade. Non puntava su obiettivi facili come una volta, ora cercava prede che la travolgessero, tenendo così viva la sua arsura nel bisogno impellente di dissetarsi.
Fu proprio l’avida lussuria che colse negli occhi del ragazzo a indirizzarla a lui.
“Signora” disse il ragazzo avvicinandosi con fare gentile. Poi pronunciò ancora qualcosa che lei non afferrò e nei tempi senili si sporse verso il giovane.
Il vicolo era avvolto nella semioscurità, il ragazzo era dotato di un fisico atletico ma lo scintillio nei suoi occhi tradiva il marciume che covava dietro. In uno scatto fu su di lei, mettendole una mano sulla bocca e l’altra fra le gambe. Aveva caricato pure troppa forza per immobilizzare una vecchia signora, chiaro che non si aspettava nessun tipo di reazione, invece lei con un colpo di reni lo catapultò verso il lato opposto del vicolo. Il ragazzo rimase per un po’ stampato sul muro e poi rovinò a terra. Lei in un balzo le fu addosso, con unghiate fece largo nella sua giugulare dove pose le labbra. Quando se ne staccò sazia, il terrore sguazzava ancora negli occhi del ragazzo. Complice il buio, tornò a casa. Spiaccicò la punta del naso sullo specchio e quello che prima era entrato adesso ne usciva, provocandole un senso di nausea.
Prese lo straccio e ripulì la superficie dal sangue. Lo specchio ora così rimpolpato, avrebbe riposato satollo. Con calma uscì dalla stanza, chiudendo a chiave la porta.