Ma(d)re – Poesia di Daniela Carnevale
Vorrei che qualcuno abitasse il mio petto
e sopra di esso una chioma che cancelli ogni difetto.
Vorrei che qualcuno abitasse il mio seno caldo
che succhiasse per gioco il latte rimasto
che lo stringesse a sé
come una regina il suo smeraldo
che ha tutto e niente per sé
e piange sul latte versato ancora da bere.
Vorrei che qualcuno abitasse questa soffice dimora
il capezzolo mio il pollice che sfiora,
che tocca
e porta alla bocca.
Io me ne prenderei cura notte e giorno
come cura per il dolore provato per chi non ha fatto mai ritorno.
Vorrei che del latte materno abitasse il mio seno
di notte e di giorno
per annegarvi in eterno il veleno
del mondo.
Vorrei che ci fossi tu qua
a gemere sulla mia nudità.
Vorrei che ci fossi tu qua
sopra di me
a bere
da non volere lasciarmi mai
per lasciarmi bere
la grande bugia:
che questo durerà per sempre,
che non andrai via.
Sai
se tu vorrai
la tua testa sul mio seno
pieno
di te
potrai tener,
io sarò madre mia e madre tua
sarò colpa mia e cura tua.
Ed ora da lontano
noi siamo
un baluginio
frutto di un addio:
è il cuore che si è lasciato andare
per sempre tremare.
I tuoi capelli neri
sopra i miei seni pieni
mi sembrano rami d’alberi
e i nidi d’uccelli i nodi:
sono brividi
tu gridi e godi.
Ma non v’è latte
per le tue labbra scarlatte, non ho niente da mangiare
non v’è fame che io possa colmare non ho molto da offrirti
se non la voglia di farti
sentire bambino
figlio vicino
neonato indifeso
atteso
ed io madre imperatrice accaparratrice
di lacrime salmastre.
Le tue guance son diventate bluastre
che a me sembra di ondeggiare:
sul mio petto
tengo stretto
il mare.
Che bello annegare
l’uno nel mare
aspro e dolciastro
dell’altro.