Mamed, il viaggio a Lampedusa è un ”sudicio di guerra”

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Ho conosciuto un ragazzo di 18 anni, si chiama Mamed .

É arrivato a Lampedusa il ventidue settembre dopo un difficile viaggio in mare verso l’Italia.

Ha tutti i sogni ,le speranze e l’allegria di un giovane come tanti, nonostante il suo racconto, la sua storia, che ha  l’odore della polvere da sparo e dalla guerra.

Mamed è scappato dalla dittatura in Gambia e dalla guerra in Libia: “ SONO APPENA ARRIVATO IN ITALIA, IL VIAGGIO NON È STATO FACILE E SONO QUASI MORTO IN QUANTO IN LIBIA MI HANNO COLPITO CON UN’ARMA IN TESTA”.

Mi ha raccontato che in Libia non ci sono leggi e c’è molta violenza, soprattutto nei confronti dei neri.

I libici li prendono per farli  lavorare ma alla fine non li pagano e non possono ribellarsi perché se lo farebbero gli punterebbero  subito un’arma e li minaccerebbero.

Mamed ha lasciato il suo paese, il Gambia, per andare a lavorare in Libia.

Gli dicevano che lì c’era tanto lavoro, ma appena è arrivato ha capito che non era così.

La situazione di disordine era ovunque.

Allora ha deciso di emigrare in Italia.

Quando lo condussero verso le zone costiere per l’imbarco Mamed non capí  niente, non gli facevano capire neanche dove stava andando, ma scappare di lì era la sua unica soluzione .

È arrivato a Lampedusa dopo un giorno sul gommone.

I suoi genitori sono rimasti in Gambia.

Mamed  aveva anche degli amici che facevano parte di un’associazione omosessuale, in Gambia essere gay o avere degli amici omosessuali significa essere condannati lì è considerato un reato .

In quei paesi non c’è lavoro e C’è molta povertà. In Gambia vige da oltre 25 anni la dittatura, ed è proibita qualsiasi forma di opposizione, ed è tutto in mano al dittatore.

Mamed è venuto in Italia per cercare un futuro, una vita migliore.

Vorrebbe solo poter lavorare, aiutare la sua famiglia e continuare a studiare

È arrivato da poco in Italia ma la guerra gli sembra già lontana come un ricordo lontano.