Manifesto di me stesso
Non mi basta
Questa maledetta routine
Non mi resta
Che un selciato di battiti
Non mi manca
Nulla se non il tempo
Te ne accorgi Llona?
Siamo come gocce d’acqua
In un unico imbuto senza ossigeno
Una rozza fottuta vita
Come altre mille
Senza asterischi
Se non la nostra sola unicità
Interna ed interiore
Questo malessere lo curo con le mie parole
Un diario sospeso
Rinchiuso ed appeso
In meandri di sorgenti
Da cui esce il vile capitalismo
Mentre tu aspetti l’acqua
In questi 31 anni ho avuto sogni tra le mani
Senza apparenti soddisfazioni
Senza parenti
Se non la vulva pieno di intelletto
Cura ed amore, che mi ha gravidato
Sono figlio di due donne
Sono un mancato gay
Senza ombra di dubbio
Sono la costanza che cerco
Fuori da queste righe
Da ogni mia stanza
Rido
Quando mi dicono che non c’entro un cazzo con loro
Rinchiusi
In monotone vite sempre tutte uguali
Soffro
Se penso che per molte ore
Assomiglio a loro
“Scegli La Vita”
Sai quel mio monologo teatrale?
Mette davvero ansia..
Ma che ci posso fare?
Non la venderò mai eppure ..piace
Come la simpatica della compagnia
In mezzo alle fighe di legno
Che ti bagnano le mani
Senza inzupparti il cuore
Sono arrivato alla conclusione
Che non mi basta.
Sono diventato il mio peggior nemico?
-Hai presente, quelli sulla trentina
Che scendevano in piazza per le canne
E non contro Letizia?-
Quelli che non si bastano mai?
No.
Io mi basto eccome.
Non mi basta il vuoto dilagante
Delle vostre ottuse e riluttanti
Disarmonie genuflesse
Alla mecca più vicina
Non mi basta “il resto”.
Ma per un esistenzialista
Psicopoeta ellenico il resto conta?
Nei limiti.
Non si può vivere di noi,
di me e te, Llona.
Per quanto ti possa amare,
e considero la donna
la potenza esistenziale umana più lucente
e forte che conosca..
ogni tuo orgasmo lo paragonerò sempre alla poesia.
La mia, la vostra,
quella di Leopardi, di Charles..
Quando hai una droga che si chiama poesia
Non puoi vivere bene.
Ma ti aiuta a vivere.
Bene, male
Sono parole.
Va bene, le parole sono la mia vita.
Ma sono “etichette”
Ti amerei, anche se ti drogassi di eroina.
-E per quanto sono amante della libertà
Ti aiuterei ,usando la mia arma preferita dagli amici:
la mia divisa da salvataggio.
Sempre pronta per gli altri.
E così poco usata per sé stesso.-
Complice il destino di chi nasce tra le rose
A maggio e si sente acqua salata.
Cometa deturpata
(semi auto citazione)
Ma mica sono il Carmelo Bene dei poveri, che cazzo!
Vi confesso che ci resto male
E siete parte del mio non bastarmi
Quando mi guardate con fare alienante
Se parlo di poesia.
Ho sempre pensato che gli amici fossero la mia famiglia.
Non avendone una nella maniera classica e più tradizionale del termine.
Tu sei arte e vivi di quello.
Io la scopo per diletto e pubblico libri.
Per passione e “scopo”.
Vi confesso e ci resto male
Quando tento approcci per virare
Sull’arte tra i vostri discorsi soliti e banali
Dove abortisco idee e torno a 400 km/h sulla mia bocca
Che si fa muta, mentre i miei occhi
Deragliati
Vi espongono
Ogni mia delusione taciuta.
Del resto, ci si ama, lo stesso.
Senza condizioni di causa e finalità.
Né por, né para.
Lasciatemi essere la rotaia opposta
A quella dove si fermeranno le vostre gomme al semaforo.
Non ci odieremo mai
Per una domanda non fatta.
Ed il vuoto non vi abita.
Ma questa birra si fa più amara.
Non perché dovete ascoltare parole
Che non sono vostre
Ma perché dovreste
Ascoltare parole
per farle vostre.
Solo chi non è vuoto
Sente il vuoto.
Solo chi non è vuoto
Sente il vuoto.
Solo
Magari lo fosse…questo vuoto
Llona, domani chiederai al tuo regista
Per il mio spettacolo su Edgar Allan Poe, vero?
Ti amo, buonanotte
Che domani il ristorante chi lo apre…?