Premetto che sono un eletta, grata, fortunata, per essere seguita da persone meravigliose, competenti, umane e dedite al loro lavoro ma non è stato sempre così.
Nel corso della mia vita ho dovuto purtroppo avere a che fare con medici, che tali erano di nome e di fatto, ma ai quali evidentemente la scienza aveva rubato il cuore e l’anima.
Fare il medico è quasi come essere la mano destra di DIO la scienza, la ricerca, lo studio, danno a queste autorevoli persone la competenza di salvare la vita, di modificare percorsi a volte segnati, di dare possibilità alle persone di poter condurre una vita quasi normale , ma il medico diventa il confessore, l’amico al quale non si nasconde nulla, un punto di riferimento nella disperazione. Il medico deve avere un cuore deve avere un anima deve saper dare al paziente un sollievo psicologico anche se la situazione a volte non è delle più rosee.
Eppure alcuni medici sembrano di ghiaccio, al quale aggiungono una buona componente di cattiveria, che secondo me andrebbe analizzata psicologicamente, completamente gratuita e non richiesta.
Il paziente si sa è la parte debole, incompetente, fragile, spaventata e completamente plasmabile nelle mani di chi, secondo la logica, ha in mano la vita e la qualità di essa. Il paziente assorbe informazioni sconosciute e si affida completamente a chi in quel momento è in grado di sostenere in parte il peso di uno stato d’animo affranto e dolorosamente toccato. Il medico diventa come un salvatore, un sostituto di DIO sulla terra. Il medico non dovrebbe però approfittare di questo potere se no, non è più un dono, ma diventa superbia, peccato non gradito nelle alte sfere.
Penso sinceramente che dovrebbero inserire nelle materie di studio, di chi ambisce a diventare medico, il tatto e la sensibilità, l’umiltà, la pazienza e ad alcuni pure un anima della quale molti sono carenti.
Le persone che hanno a che fare con malattie croniche, invalidanti, devastanti e a volte con esito funesto, hanno bisogno di essere preparate e guidate nel cammino già difficile della loro esistenza, cercano costantemente un punto di riferimento oltre alla preghiera, una luce nella loro buia esistenza.
Le parole a volte uccidono più della malattia stessa. La realtà non va mascherata certo, ma esistono modi e modi per preparare le persone a sopravvivere ad una vita segnata e ad un percorso tortuoso.
Pochi sono i medici, secondo la mia esperienza personale e delle persone che leggo, che fanno del loro lavoro una scelta di vita, missione di cuore e anima, persone preziose e indispensabili nell’inferno delle malattie e dei dolori di questa umanità colpita da tante rare e sconosciute patologie.
Quindi chapeau a coloro che tengono tra le mani il cuore e l’anima e che donano la loro testa a coloro che hanno bisogno di sapere e non di essere considerati il nulla , perché certi doni vanno condivisi con chi meno fortunato, altro non chiede che di uscire dall’invisibile pesantezza dell’essere…