Meraviglie tiburtine: Il Tempio della Tosse

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Giorni fa mi sono imbattuto casualmente in un post di tale Smartjoe, pubblicato su you reporter il 18 Agosto dell’anno appena trascorso, che riporto fedelmente nella parte che qui interessa: “Il sito(…) è semplicemente ignorato, non rientra neanche tra i pensieri di chi dovrebbe tutelarlo: non esiste, per taluni. Eppure il mistero della sua ‘funzione’ dovrebbe (e potrebbe) creare curiosità”.

E ho pensato subito: “Ma sì, come dargli torto?”.

Osservo questo luogo, in effetti alquanto misterioso e abbandonato, quasi tutti i giorni per recarmi al lavoro, e, lo ammetto anzitutto a me stesso, con la coda dell’occhio, concentrato come sono per arrivare in orario. Oggi, invece, mi sono concesso una licenza di qualche minuto – ero uscito da casa un poʼ in anticipo sul consueto orario – in qualche modo ‘disturbato’ in positivo da quel post: ho fermato la macchina in una piazzola proprio dal lato opposto della vetusta costruzione, sono sceso, ho attraversato la strada detta degli Orti – che costeggia ciò che resta dell’antica Via Tiburtina – fermandomi poco dopo davanti alla recinzione in corrispondenza del cancello. Così, sbirciando tra le sbarre, ho guardato da vicino il Tempio della Tosse!

Costruzione tipica di tarda età romana, insiste – in area attualmente privata – nei pressi del Santuario di Ercole Vincitore, a pochi passi dalla zona estrema di Villa d’Este, e al di fuori della cd. Porta del Colle, che permette tuttora l’accesso al Centro Storico di Tivoli, uno dei più vasti del Lazio. Essa sembra sia stata realizzata nella prima metà del IV secolo, sopra i resti di una villa del I secolo a.C.

E sul suo nome, come si è venuto a determinare nei secoli sono state sviscerate le ipotesi più disparate.

Così, dall’essere stato un tempio consacrato ai culti di Venere e Cerere (Cabral) o del dio Sole (Del Re), si è passati a un sepolcro attribuito alla gens Tuscia, da cui il nome ‘della Tosse’, fino a un mausoleo celebrativo dei lavori per far sì che la salita per entrare in città fosse meno erta; lavori commissionati dal Senato cittadino a un certo Lucio Turcio, sotto il principato di Costantino nel IV secolo d.C. (De Angelis), sebbene l’ipotesi più accreditata vuole che si tratti del vestibolo, peraltro rimasto incompleto, di una villa fuori porta mai costruita.

Trasformato nel X secolo in una chiesa intitolata ‘Santa Maria di Porta Scura o del Passo’, mediante il materiale ricavato dai ruderi del vicino Santuario di Ercole Vincitore, l’edificio nei secoli fu progressivamente lasciato andare verso il proprio destino di abbandono – che lo perseguita tuttora.

Lo stesso presenta una struttura circolare con una cupola emisferica, del tutto simile a quella del Pantheon di Roma, la quale misura oltre dodici metri di diametro.

Il suo corpo centrale, in tufo e in mattoni (opera vittata), è articolato su due livelli sovrapposti: il primo mostra le entrate, una che dà sulla strada, l’altra verso la campagna, mentre nel secondo si aprono tre nicchie rettangolari e quattro semicircolari. Il tutto, sui regge sopra un basamento

P.S. Non so chi sia Smartjoe, né credo sia importante saperlo, ma a lui vanno comunque i miei ringraziamenti, perché mi ha fornito l’occasione per parlare di uno dei monumenti più significativi, ma più ignorati, della mia città.