Il miele di Biancospino è poco conosciuto e molto raro, ma grazie ai suoi valori nutritivi ed ai princìpi attivi, lo rendono di qualità eccellente e apportatore di benefìci per il nostro organismo.
In origine il miele era raro e fu dapprima riservato al culto religioso ed a scopi officinali, usato solo dai benestanti.
Lo si utilizzava per i riti agli dei, per battezzare, nutrire gli animali sacri, curare, come cosmetico per la pelle, per imbalsamare e come tributo. Nelle preparazioni culinarie, l’uso del miele denotava una certa raffinatezza: il suo impiego in cucina era pratica da privilegiati.
Il miele è stato per lungo tempo usato come conservante per la frutta, prima di essere sostituito dallo zucchero; fin dal Medioevo, in Europa è usato in confetteria ed in farmacia.
La produzione del miele è affascinante
Le api, per mezzo di un apparato boccale modificato, raccolgono il nettare leccandolo dal fiore e inghiottendolo nell’ingluvie (una tasca dell’apparato digerente); qui viene avviata la trasformazione in miele, attraverso l’azione enzimatica della saliva e del succo gastrico che trasforma il saccarosio del nettare in glucosio e fruttosio.
Il nettare viene poi depositato dalle api nelle celle dell’arnia e ventilato attraverso un gran battimento delle ali fino a ridurne il tasso di umidità intorno al 14-20%; questa operazione può durare fino a 20 minuti.
Il miele è pronto al consumo.
La provenienza del nettare è all’origine delle variazioni delle proporzioni di glucosio e fruttosio che influenzano la consistenza del miele. Per ottenerne 1 litro servono circa 5 litri di nettare; un litro di nettare è il risultato di 20.000-100.000 viaggi dell’ape; una colonia di api (30.000-60.000) può immagazzinare circa 1 chilo di miele al giorno.
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