Mura la scrittrice trasgressiva censurata da Mussolini

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Un viaggio intenso alla riscoperta delle voci della letteratura non poteva non prestare attenzione a Mura, la scrittrice, maestra della trasgressione. Al secolo Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri, nata a Bologna nel 1892. Partiamo dall’incipit scelse come d’arte il soprannome di una contessa molto chiacchierata, al tempo considerata “scandalosa”, una contessa russa la Tarkowska, accusata e processata nel 1910 per l’omicidio di uno dei suoi tanti amanti. La scelta del nome già è un racconto per il contesto storico a cui appartiene. Siamo nel cuore del ventennio fascista quando Mara si fa avanti nella letteratura, alle donne scrittrici veniva “affidata “la letteratura rosa, una letteratura che doveva far sognare il “vissero felici e contenti” ma anche una letteratura che doveva “educare al ruolo di moglie e madre”.

Mara invece controcorrente parla di protagoniste scandalose per il tempo, donne desiderose non solo di affetto.

Narrava di seduzione, di bellezza, sentivi vibrare “l’orgasmo” nei preparativi per andare incontro all’amante. Una scrittura che strideva con i canoni del tempo. Mara era la figlia di un cameriere, che divenne poi commerciante di alimenti, era figlia “del popolo”, che da fanciulla seguiva i trasferimenti del padre. Sebbene figlia del popolo riuscì a diventare giornalista ed iniziò a Milano a scrivere per il TOURING CLUB, poi per altre testate. La leggenda costruita attorno a lei narra che “grazie a corteggiatori giusti intrallazzi sentimentali” arrivò a pubblicare con la casa editrice Sonzogno. Perfidie nel 1919 vendette moltissimo, ma allarmò “il comune senso del pudore”. La protagonista Sibilla scrive “Amo le donne. Mi appassionano. Mi interessano. Se posso le perverto”.

Notare l’uso del verbo “perverto”.

Mura la scrittrice conquistava gli uomini, li ammaliava e la sua protagonista conquistava le donne. Viene narrata la scrittrice con una bellezza fuori dai canoni, minuta, ma formosa, con un sorriso particolare. Si narra che la sua antagonista per eccellenza la Liala, la regina cult dei romanzetti rosa, volle incontrarla dopo aver letto Piccole, un romanzo di successo, che esplorava la psicologia adolescenziale. Le due non si piacquero, a descrivere i dettagli dell’incontro fu la Liala, che comunque era una marchesa, trovò anche “dozzinale” la sua abitazione. I critici letterari diranno che comunque la Liala prese “un pochino di modernità dalla Mara “La rivoluzione di Mara fu quella di rovesciare il contenuto moralistico delle fiabe d’amore, le sue eroine erano vincenti, potevano farcela, anche se erano cattive ragazze. Mara con la sua scrittura aveva ribaltato i ruoli, mai mettersi nel ruolo dell’attesa, nelle mani dell’amato, dipendere emotivamente da lui.

In questo nostro secolo di amori tossici la Mura diventa una scrittrice tutta da riscoprire, una terapia.

La sua eroina a volte fugge, si fa rincorrere, diventa lei “una ghost”. Se con Perfide apre la strada al “romanzo lesbo” con Sambadù sbanca e scandalizza Mussolini. Un ingegnere di colore laureato in Italia sposa una ricca borghese fiorentina e hanno un figlio. Un negro…un amore misto, è davvero troppo per la morale del tempo. Il romanzo fu sequestrato e lei una sorvegliata speciale. Una scrittrice narra una violenta passione tra l’ingegnere nero laureato a Firenze ed una giovane vedova dell’alta borghesia, il dramma di essere incinta, un “bimbo con il sangue inquinato”. Con Sambadù si fanno le prove generali di quella che diventerà la censura. La Mura continuerà a scrivere come giornalista, ma non a lungo, morirà in un incidente aereo precipitando sulle isole Eolie, al ritorno di un viaggio in Africa con il suo compagno.

Trovare oggi romanzi della scrittrice è una missione quasi impossibile Due note vanno dedicate alla contessa che le ispirò il nome, Partecipare alle udienze del suo processo era come andare a teatro, i giornalisti di tutto il mondo, il Duca degli Abruzzi prenotò un posto per più sedute, fu definito il processo del secolo. La contessa divenne “una star” con i suoi vestiti ed acconciature, oggi sarebbe stata una fashion blogger. L’accusa era di aver fatto uccidere l’amante più anziano dall’amante più giovane, d’accordo con un terzo amante per incassare l’eredità. Il processo chiamato “affare russo” si svolse nel 1910, un delitto per bramosia di gioielli, d’oro, dirà l’avvocato, che rappresentava la madre del conte ucciso.