Nido dell’Aquila: origini e storia del famoso Kehlsteinhaus

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La Kehlsteinhaus, più semplicemente conosciuta come il Nido dell’Aquila, è stato il rifugio alpino di Adolf Hitler situato sulla montagna dell’Obersalzberg, sulle Alpi bavaresi di Berchtesgaden, a circa 20 chilometri da Salisburgo.

Si tratta della più famosa residenza privata di questo controverso personaggio nonché il centro di gestione di informazioni e di incontri diplomatici all’epoca del nazismo.

Per raggiungere quello che rappresenta uno dei luoghi simbolo simbolo non solo della Baviera ma dell’intera Germania, potrete comodamente lasciare l’auto ad Obersalzberg (a circa 3 Km da Berchtesgaden). Da lì potrete acquistare il biglietto che tramite bus e ascensore vi porterà in cima alla montagna direttamente fino al Nido dell’Aquila.

Questo chalet di montagna (oggi ristorante di livello) fu residenza estiva di Hitler dal 1938, e luogo designato per alcuni incontri diplomatici che dovevano restare privati.

Era in origine connesso con la scomparsa proprietà sottostante chiamata Berghof, una villa bellissima che dominava la vallata. Situato a 1820 m sul livello del mare, domina praticamente tutta la regione bavarese e guarda da vicino anche il confine austriaco.

Pensato nel 1936, fu oggetto di visita del Führer nazionalsocialista più volte dal 1938 al 1940.

Oggi è comodamente raggiungibile da Monaco di Baviera attraverso l’autostrada A8 in direzione Salisburgo e con uscita proprio a Berchtesgaden. A seconda delle condizioni metereologiche è visitabile da inizio maggio a metà ottobre dalle 9 alle 16, mentre rimane chiuso nel periodo invernale dell’anno.

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul Nido dell’Aquila.

Le origini del Nido dell’Aquila

La costruzione

Pensato e voluto già nel 1936 dal segretario personale di Hitler, Martin Bormann, il progetto del rifugio fu affidato all’architetto Roderich Fick che in quattordici mesi con a disposizione una squadra di oltre 2 mila operai e coadiuvato dall’ingegner Fritz Todt completò l’edificio.

Il costo della realizzazione della struttura fu di 30 milioni di Reichsmark e il progetto prevedeva oltre al sopraelevato chalet montano, anche una villa chiamata Berghof, andata purtroppo distrutta in seguito ai bombardamenti angloamericani alla fine della Guerra.

L’intera struttura pare sia stata regalata al Führer per il suo 50esimo compleanno dagli alti gerarchi del regime nazista.

Hitler aveva già trascorso alcuni periodi di vacanza nel corso degli anni ’20 e ’30 nella sottostante villa.

Inizialmente questo rifugio assunse il nome di Kehlsteinhaus data la presenza della vicina montagna di Kehlstein ma dal settembre del 1938 fu soprannominata Eagle’s nest sia per le caratteristiche naturali del luogo sia per il chiaro riferimento all’antico simbolo della Germania nazionalsocialista ovvero l’aquila.

Gli incontri diplomatici

Questo luogo venne utilizzato da Hitler per incontri diplomatici e personali che necessitavano di restare privati, come quello del 1939 con il ministro degli Esteri italiano Galeazzo Ciano, o quello con la principessa Maria Josè di un anno più tardi.

Il Nido dell’Aquila fu anche il teatro per il matrimonio tra Hermann Fegelein e Gretl Braun, sorella della compagna di Hitler, Eva Braun.

Il Führer nazista era solito trovarsi qui con l’alta cerchia dei generali del regime tra cui senza dubbio Goebbels e Bormann.

I crescenti impegni militari, i rischi che un luogo così esposto determinava e forse il soffrire di vertigini che pare contraddistinguesse il leader della germania nazista, gli fecero preferire altri luoghi di isolamento, come la Tana del Lupo in Polonia o il Führerbunker a Berlino, dove peraltro si suicidò il 30 aprile del 1945, e lo chalet sull’Obersalzberg finì così nel complesso poco usato.

Dai bombardamenti alle visite guidate

Il Nido dell’Aquila subì pesanti bombardamenti sul finire della Seconda Guerra Mondiale per mano alleata, ma a differenza della vicina Berghof rimase in piedi. Venne occupato dalle truppe della Terza Fanteria americana, della 101esima aviotrasportata americana e dai rinforzi della Seconda Divisione corazzata francese.

Rimase base operativa degli Alleati fino al 1953 e poi fu riconsegnata ufficialmente al governo della Baviera.

L’anno seguente divenne rifugio alpino scampando per un soffio alla demolizione e se ne prese carico l’ente turistico di Berchtesgaden, che tuttora ne detiene la gestione.

Come accennato lo chalet è oggi visitabile nei mesi estivi dell’anno, aprendo tra la fine di aprile e i primi di maggio.

E’ raggiungibile attraverso una tortuosa strada di circa 6-7 chilometri che copre un dislivello di circa 700 metri da quella che era in origine la vecchia Berghof, oggi tramutata in Centro di Documentazione sul Nazismo o Dokumentation Obersalzberg Museum.

Percorrendo 5 lunghe gallerie il percorso arriva direttamente fino al piazzale antistante l’ingresso al tunnel che porta all’ascensore, decorato con specchi, ottoni e sedili in pelle verde, e che tuttora permette ai turisti di salire in 41 secondi fino ai 1820 metri dell’Eagle’s Nest.

Le caratteristiche del Nido dell’Aquila

Legname e materiale roccioso compongono l’ossatura di questo edificio che si sviluppa su un’area di circa 1040 metri quadrati ricavata direttamente in cima all’ Obersalzberg.

La galleria pedonale che immette all’ascensore invece è lunga 124 metri ed è stata scavata per ben 3 metri di diametro nella roccia per evitare che il fuhrer soffrisse di claustrofobia. Il tratto finale della tromba dell’ascensore è ancora rivestito in marmo.

Dagli anni ’50 è stato rimaneggiato e modificato, facendone prima un rifugio alpino e poi anche un grande ristorante con una bellissima terrazza e un belvedere che domina l’intera Baviera, regalando ai turisti una visuale mozzafiato sul Konigssee e sul monte Watzmann, seconda montagna più alta di Germania.

Gli interni furono disegnati dall’architetto ungherese Paul Làszlo. Molto particolari e degni di nota risultano il camino originale in marmo rosso di Levanto donato al Führer da Mussolini e anche la grande terrazza ottagonale col portico.