Non ti rimembra di quelle parole.
“Maestro, il tuo ragionamento non fa una piega, e si sviluppa con estrema coerenza, descrivendo questo abisso e i dannati racchiusi in esso. Ma ora spiegami: gli iracondi e gli accidiosi, i lussuriosi, i golosi, e gli avari coi prodighi, perché tutti costoro non sono castigati dentro la città di Dite, se sono invisi a Dio? e se così non fosse, per quale motivo sono puniti in questa maniera?”.
Ci troviamo nell’undicesimo canto dellʼInferno, e ci avviamo a grandi passi verso la parte conclusiva dello stesso. I due poeti non si sono mossi dal retro del sepolcro di papa Anastasio II, dove sono allocati a cercare riparo dal terribile olezzo che risale dalle profondità inimmaginabili del baratro infernale, e per abituarsi a esso, in modo che, quando Virgilio lo riterrà opportuno, possano riprendere il cammino nelle migliori condizioni.
Qui, al fine di trascorrere il tempo nel modo migliore per entrambi, Virgilio ha pensato bene di descrivere allʼallievo la topografia dellʼInferno, in modo che costui non si trovi del tutto impreparato per affrontare la discesa.
E così, poco prima, Virgilio ha illustrato a Dante la situazione dei traditori, che si trovano reclusi nella zona in assoluto posta più in basso. Ora, finito di parlare, con lo sguardo compiaciuto attende che Dante gli chieda qualcosa dʼinteressante. Fino a quel momento, infatti, ha parlato solo lui!
Non ti rimembra di quelle parole – di Carlo Rocchi
Prosegue su dantepertutti.com del 14.3.2018