Lanterne cinesi dondolavano nei sibili notturni.

Il tanfo di pesce avanzato si alternava a quello persistente di fritto. Nel vicolo i suoi passi affondavano fra carte e lattine fuoriuscite dai sacchi accatastati sotto le finestre, rigorosamente chiuse, dei piani bassi. Gil camminava senza meta con in testa un solo obiettivo. Rilevò dapprima il calore. La fretta di arrivare lo fece inciampare su una pila di scatoloni, facendo rilevare la sua presenza. Ora la vedeva ma pure lei lo aveva visto e si allontanava velocemente. Per un po’ aveva provato a seguirla ma la prostituta aveva preso a correre. Erano le prede notturne più difficili, sempre allerta e pronte a scappare a un minimo rumore.

Riverso sul marciapiede, un ubriaco smaltiva la sbornia. Si avvicinò e lo trascinò oltre il cono di luce del lampione. Con un attrezzo di fortuna sfondò la testa e ne prese il cervello. Non era di ottima qualità ma per quella notte poteva bastare.

Notturno – Di Franco Riso