Orietta Berti, dopo 29 anni, torna al Festival della Canzone Italiana e…

277

Orietta Berti, conosciuta meglio come l’usignolo di Cavriago, con più di 15 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, regina dell’intonazione ormai da 55 anni, dopo 29 anni di lontananza dal Festival di Sanremo torna e fa subito parlare di se.

Questa volta non si parla dei suoi biscotti e di chi li impasta realmente, diverbio nato con Marcella Bella nel programma “Ora o mai Più”,ma si parla dell’inseguimento da 3 volanti della polizia.

Ebbene si, una delle ultime dive della musica leggera, e non solo, italiana è stata inseguita da tre macchine della polizia per essere andata a ritirare i suoi vestiti che avrebbe indossato al  Festival di Sanremo, un pò dopo le 22.00 di sera.

Ormai si sa che ogni diva, in un modo nell’altro, anche involontariamente fa parlare di sé, come è giusto che sia…e l’usignolo della canzone italiana non poteva farlo in modo migliore di questo.

Americani voi avete Madonna, beh mi dispiace per voi ma noi abbiamo Orietta Berti e su questo non si discute.

Molti si stupiscono del fatto che Orietta Berti vada a Sanremo, etichettando lei come una mummia o come un dinosauro, addirittura passata di moda, ma sapete cosa vi dico?

La musica vera, genuina come quella di Orietta Berti non potrà mai e dico mai passare di moda e questo è un dato di fatto.

Io penso che se artisti come Orietta Berti, che sono colonne portanti della musica e canzone italiana, vadano ancora al Festival di Sanremo dobbiamo solo che esserne onorati.

Da ragazzo di 16 anni, ieri guardando il Festival della Canzone Italiana, sinceramente, mi è venuto da piangere, vedendo artisti che portavano sul palco dell’Ariston l’AUTOTUNE, una cosa che dal mio punto di vista non si può vedere, per il semplice fatto che io sono del parere che l’artista è la voce, meno o particolare che sia, ma non il computer o altri supporti digitali.

Una volta portarono una ventata di freschezza e innovazione, per esempio, i Matia Bazar, band storica che ha segnato inevitabilmente una pagina di musica italiana all’estero con successi come: “Solo tu”,”Ti sento”,”La prima stella della sera” “Stringimi”,”Dedicato a Te” “Brivido caldo” e infine “Messaggio d’amore”,con Vacanze Romane precisamente nel 1983 portando una canzone così bella così aliena, da rimanere storica e iconica.

Sinceramente adesso vedere che la “ventata di freschezza” sia portata da pseudo cantanti che usano l’autotune al posto della propria voce, mi viene da piangere, ed ho anche paura.

Vivere nell’era del cambiamento, non significa che bisogna sempre accettarlo.

Chiedo troppo se rivoglio il vecchio cantautorato italiano? Chiedo troppo se rivoglio i vecchi parolieri come Paolo Limiti, che scrisse “Quando l’amore diventa poesia” per Orietta Berti e Massimo Ranieri al Festival di Sanremo nel 1969? Sto chiedendo troppo? Chiedo troppo se rivoglio la musica vera e  genuina di una volta?