Ormai ero giunto in un luogo

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Ormai ero giunto in un luogo da cui si udiva il sordo rumore del ruscello che precipitava nel cerchio successivo, simile al ronzio delle api nell’alveare, quando tre ombre si allontanarono insieme, di gran corsa, da una schiera che transitava sotto l’aspro tormento della pioggia infocata.

Si avvicinavano a noi, e ognuna gridava: “Fermati tu che dalla veste ci sembri Fiorentino”.

Ahimè, quali ferite vidi nei loro corpi, impresse dal fuoco, aperte e rimarginate! Tuttora me ne dolgo soltanto al ricordo.

Virgilio pose mente alle loro invocazioni; mi guardò, e disse: “Aspettali, a costoro si deve mostrare rispetto. E se non fosse per il fuoco che il particolare stato di questo luogo fa precipitare dall’alto, direi che converrebbe più a te affrettarti che a loro”.

Essi ricominciarono, non appena ci fermammo, il loro solito lamento; e nel momento in cui ci raggiunsero, tutti e tre si unirono in circolo.

Come fanno di solito i lottatori nudi e spalmati di olio, mentre studiano al principio della gara la presa idonea per afferrare l’avversario in posizione di vantaggio, prima che si scambino le percosse e si feriscano, così girando, ognuno mi rivolgeva lo sguardo, sicché il collo si muoveva di continuo nella direzione opposta ai piedi.

da LA STRADA DEI DANNATI

Parafrasando lʼInferno dantesco

di Carlo Rocchi

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