Quante volte sono state proferite parole a favore della c.d. “causa delle donne“, quante volte questi temi sono stati affrontati. Quante volte abbiamo detto che oramai sono superati e che oggi il vero problema è la c.d. “reverse discrimination” e abbiamo parlato contro le quote rose, contro il domino delle denunce verso le star maschili da parte delle donne che hanno avuto la forza di dire i nomi di chi le ha portate a conoscere la fama passando dalle scrivanie.
Noi donne, non soltanto gli uomini, ci siamo schierate a favore di queste tesi, perché in fondo la colpa è anche nostra, perché in fondo “loro” hanno ragione, almeno in parte.
E raccontare di uno stupro oggi è diventata quotidianità, parlare di donne che lottano e che combattono per il proprio paese e che negli Stati Uniti vincono le elezioni è cavalcare l’onda ed essere solo al momento giusto nel posto giusto. Ogni tema sulla donna è scontato e banale. Anche raccontare la storia ci ha reso arci stufi, sembra quasi di parlare di revisionismo se si elogia un pò troppo una donna dei tempi passati. GIA’!
Piace anche a me pensarla così, sapete?
Anch’io ho sostenuto queste tesi, anch’io ho dato ragione agli uomini; ma sono donna e, sebbene le loro tesi possano trovare argomenti forti a loro sostegno, sono io a vivere il mondo reale. Io, come ognuna di voi, come tutti gli uomini che leggeranno questo sfogo lirico, sanno che le ovvietà che sto scrivendo sono vere. Sfido chiunque a rispondere confutandomi. E non lo dico per instaurare una lite di qualsiasi sorta, ma per avere parole di fiducia verso una questione che sembra avere annoiato tutti.
Il primo interrogativo è rivolto alle universitarie, alle donne che stanno intraprendendo quel percorso di studi o che lo hanno finito anni orsono.
Vi è capitato che vi sia stato detto, appena concluso un esame con la valutazione di 30/30 e, magari, con l’aggiunta del “dono” della lode, che ciò era riconducibile al semplice fatto di essere donna? Certo, magari vi hanno detto che eravate preparate, ma del resto lo erano anche i vostri colleghi uomini! L’assistente o il professore, però, è sempre più propenso a dare la lode alle ragazze carine.
Nel caso di specie, i miei colleghi elogiavano la mia preparazione, ma -per semplice battuta o sul serio- quelle frasi mi sono state dette.
Sono io che la mattina per uscire di casa, la sera quando torno ad orari -non certo improponibili- devo badare alla scelta dei vestiti, perché non sia mai che possa ispirare la mente di qualche illuminato a pensieri artistici. E nel lavoro siamo acide e certi professioni non le possiamo svolgere, perché non siamo sempre imparziali, perché abbiamo il ciclo mestruale. GIA’.
Ditemi che non le avete mai sentite e io vi crederò.
Non potete obiettare che si tratta di una minima parte del genere maschile. Perché talvolta queste frasi vengono pronunciate anche dalle donne, forse anche solo a causa dell’invidia. Non mi dite che non le avete mai pensate perché mentireste a voi stessi prima che a me. Non stiamo allestendo l’ambiente per l’ennesimo agone fine a se stesso, stiamo dicendo a tu per tu in uno spazio esiguo le cose come stanno. E se è vero che la realtà è più complicata della semplice descrizione e dei futili esempi che possono essere qui riportati, è altrettanto vero che queste sono basi imprescindibili per qualunque discorso in materia e che noi oggi le stiamo sottovalutando.
La verità è che possiamo cambiare le leggi, il costume – almeno apparentemente-, possiamo cambiare tutto il mondo se vogliamo; ma la testa non si cambia.
I pensieri prima di essere anche solo scalfiti devono subire un processo di rimodellamento tale da disperdere tutta l’energia dell’umanità. E forse lo sforzo sarebbe ancora invano. La maggior parte degli uomini, anche quelli che stimano le donne valide, non le paragoneranno mai a loro, anche se stimano il loro valore non prescinderanno mai dal loro genere. Inoltre, il pensiero sconcio ci sarà sempre e la battuta verrà sempre detta o comunque pensata. Perché la verità è che non è più come un tempo, non si può dire altrimenti senza scadere nell’eccesso; ma c’è sempre un gradino che ci separa.
Possiamo fare gli sforzi più immani del mondo, possiamo arrivare a farcela e ci diranno che abbiamo perso qualcosa: la bellezza, la famiglia che non abbiamo potuto costruire, la lucidità. Ci sarà sempre qualcosa che uscirà dalla bocca di alcuni o di molti.
Una sola cosa condivido: è anche colpa nostra, ma questo non prescinde dal pensiero di base. E’ anche colpa nostra perché per un apprezzamento ci diamo via, perché per un like venderemmo il corpo a milioni di persone, perché molte di noi non si rendono ancora conto di quanto danneggino le altre con quei loro atteggiamenti. Questo non li giustifica, ma gli dà man forte.
E Vorrei un giorno dopo l’esame sapere che tutti hanno pensato che fossi davvero brava, ho studiato, ce l’ho fatta. STOP! Senza battute, senza risatine sottese agli sguardi.
Voglio essere trattata, non come chiunque -perché questo slogan non funziona più- ma come un uomo, come un mio collega.
Una pacca sulla spalla sarebbe la sensazione più bella di sempre.
Non arriverà mai quel giorno, e tutti lo sappiamo perché noi sbaglieremo sempre e loro cavalcheranno i nostri sbagli come trionfi da appendere nella bacheca di una storia infame.