Poesie brevi e minime

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1.

 

M’affaticherò su una lunga strada d’ottobre

a ripercorrere le cose che ho tralasciate,

quelle che ho dimenticate,

quelle non troppo giustamente considerate.

 

M’affaticherò su una lunga strada d’ottobre

a contare i luoghi che ho trascurato di visitare.

Cercherò di immaginare Rilke intento a poetare;

mi fermerò, se Dio vorrà, su un marciapiede a meditare.

 

M’affaticherò su una lunga strada d’ottobre

ad immaginare il mio richiamo ch’io non riesco ad udire

(confesso di essere stato ben a sentire);

sosterò sui dubbi che mi hanno assillato:

mi spiegheranno che loro altro non desideravano

che un po’ di tempo da sprecare.

 

M’affaticherò su una lunga strada d’ottobre

a rileggere queste e altre poesie:

allora, forse, chiederò perdono per una vita di sole eresie.

 

 

2.

 

Forse sognerò di essere stato;

un altro mi dirà che mi sono sbagliato.

 

Molti si accalcheranno ad indicarmi la strada

e io dovrò seguire una vecchia contrada.

 

Un segnale nel deserto è inequivocabile:

«chi arriva qui, è sacrificabile».

 

 

3.

 

Chi scruta la luna e ne intuisce la fisica;

chi s’incanta al suo bagliore;

chi scongiura le stelle di svelarsi e

si vergogna del nembo occultatore.

 

Chi ingolla lacrime amare e

distende il proprio bacino;

chi, piegato, sta a scrivere poesie

lente come la notte. 

 

Chi sente, ancora, 

d’essere un 

essere vivente?

4.

 

Uno specchio e una lama dialogano al tramonto. 

Mi sveglio rintronato come da un rimbombo:

“tu non sei nato – mi dice la voce – 

noi prepariamo il tuo disincanto”.

 

Solo una farfalla udì la mia risposta

che era tutta un grande enigma:

“Io vado lontano senza risolvere l’arcano

e nego in ogni modo l’essere umano”.

 

 

5.

 

Pochi gradini mi separano dalla terrazza 

dove contemplo il nuovo mondo che sguazza

in cascate di catrame

cui pure il sole 

rifiuterebbe di far abitare

nel proprio reame.

 

Pochi gradini mi separano dalla terrazza

dove fra non molti anni faticherò a salire.

 

Pochi gradini mi separano dalla terrazza 

dove mi è impossibile sperare in un altro avvenire.

 

 

6.

 

Di tutte le voci che m’hanno ascoltato

a nessuna ho sussurrato le mie poesie.

Di tutte le voci che m’hanno ascoltato 

molte si sono levate con sdegno

e m’hanno rimproverato

del mio canagliesco disimpegno.

 

Di tutte le voci che m’hanno ascoltato

non ho ottenuto che un enorme fraintendimento.

Di tutte le voci che m’hanno ascoltato

questa è la sola di cui mi son fidato.

 

 

7. 

 

Confesso che delle molte traiettorie nel cielo 

non ve n’è una il cui fascino io non subisca.

Un giocattolo capriccioso è l’aereo che pensa 

di voler forare le nuvole.

Ma io l’ho visto. 

Un millantatore ingrato è il volatile

che non compatisce le nostre gambe senz’ali.

Ma io l’ho visto. 

Confesso che delle molte traiettorie nel cielo

non ve n’è una che io non abbia percorso.

 

8.

 

 Amico,

 piovon le critiche

 ma io sarò il tuo ombrello;

 io e tu che di tutti oramai siam lo zimbello…

 Spiegheremo forse i nostri futuri progetti 

 e i molti indecorosi congedi…

 Ci ascolteranno? – 

Danno o guadagno, 

risibile ammenda intrisa di vecchie parole:

io ti disprezzo.

 

Leveremo il nostro canto venturo

e staremo ad ascoltare in silenzio.

 

9.

 

Pallida e ombrosa notte 

tu mi rifulgi in viso

tu precedi l’alba incoronata.

Ti contemplo solo per il tuo scialbo sorriso

che nasconde sempre una giornata illuminata.

 

Potessi ingannare il tempo della tua attesa

t’assicuro che saresti da me vilipesa

per l’abilità con cui mi celi una così candida sorpresa.

 

Fossi io nel tempo 

scruterei a lungo i tuoi misteri;

ma perdona il mio lamento:

ci incontreremo di là nel firmamento.

 

10.

 

Lunghe sciarade di vento

mi hanno seguito nel tempo.

Mi sento una vite incastonata

incapace d’esprimere il suo lamento.

 

Folate di bellezza mi lambirono 

senza mai sfiorarmi davvero.

Mi chiedo spesso se sopravvivranno

queste cose all’usura del tempo.