Poesiometro

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Una volta mi è capitato, da bambina, di sentire per caso un’intervista in TV, senza prestarle troppa attenzione. Sentivo quell’intervista senza ascoltarla, un po’ come si sente il TIC TAC dell’orologio, che se si è occupati in altro neanche lo si avverte. Ed io ero tanto attenta  quanto basta per ricordarmi che il soggetto intervistato fosse un cantante.

Il nome e il volto mi sono ignoti, così come il mese e l’anno in cui mi trovavo e il programma su cui era sintonizzata la televisione. Però, se c’è un dettaglio di quell’intervista che mi è rimasto impresso, è proprio una delle più banali domande che si pongono solitamente ad un artista. Infatti il giornalista chiedeva all’intervistato quando avrebbe messo fine alla sua carriera musicale. Vi chiederete come mai mi sia rimasta impressa questa questione così scontata e comune… beh, ciò che non dimenticherò mai non è tanto la domanda quanto la risposta, perché il contenuto mi ha segnato nel profondo. Non ricordo con esattezza le parole a causa della mia scarsa concentrazione, ma all’incirca l’artista disse che avrebbe smesso di cantare quando sarebbe finita la musica dentro di sé.

Alzai lo sguardo. Come quando si scorge un dettaglio dentro un quadro generale, così quelle parole attirarono non solo la mia curiosità ma anche la mia attenzione.

Interruppi tutto ciò che stavo facendo e cominciai a riflettere. La Terra aveva smesso di girare intorno al Sole mentre pensavo a quanto fosse bella l’idea che ognuno di noi avesse dentro di sé un determinato quantitativo di arte, di poesia, di amore, di musica, e che, una volta terminato, gli artisti avrebbero smesso di disegnare, i poeti di comporre, gli innamorati di amare e i musicisti di suonare. A distanza di anni, difficile quantificarli, mi piace ancora pensare che sia così e rimango sempre un po’ delusa quando nelle analisi del sangue compaiono tanti valori, come globuli rossi (RBC), globuli bianchi (WBC), Emoglobina (Hgb) e via dicendo, ma mai quelli che interessano a me, come quelli già elencati sopra. Ma poi ci penso meglio e sorrido, perché probabilmente quei macchinari non sono in grado di quantificare il livello di poesia che c’è in me.

Sarebbe grandiosa l’invenzione di un amorometro, che misuri la quantità di amore presente in una persona, oppure il musicometro, che sarebbe tornato utile al cantante intervistato per rispondere.

Vivo nel costante sogno che un giorno qualcuno possa brevettare un poesiometro, così da poter calcolare quanta poesia risiede nelle persone o perché no anche nelle piante, negli animali e negli oggetti. Chissà se siamo tarati oppure c’è una possibilità per tutti di avere poesia, chissà se essa si rigenera o ha una vita prestabilita. Da chi poi, non lo so proprio, ma mi piacerebbe saperlo. Non so se inventeranno il poesiometro o se lo brevetterò io stessa, ma sono fermamente convinta che la poesia, così come l’insulina e altri valori, si trova dentro di noi in quantità stabilite e ben precise, e una volta esaurita essa smette di esprimersi.

Perciò preso sempre molta attenzione a non sperperare il mio amore, la mia poesia, la mia arte con chiunque. D’altronde sono certa che se esse si esaurissero oggi, in questo preciso istante, sarei completamente soddisfatta della mia vita perché finora le ho sempre adoperate con consapevolezza, senza però sapere quale sarebbe stata l’ultima volta.