Come si usano i puntini di sospensione? Da molto tempo ormai, ho notato che negli sms, nei post sui social network e ovunque sia possibile lasciare il proprio pensiero scritto, vi è un’abbondanza di puntini sospensivi veramente inquietante. È una moda, passerà. Mi dico. Ma in realtà, c’è anche il rischio che l’uso e l’abuso diventino regola, come spesso accade, in quanto la lingua è una cosa viva che si trasforma con l’uso.
Perdonatemi, ma a questo punto desidero dirvi una cosa che mi sta molto a cuore: io amo questo segno di punteggiatura, perché è una raffinatissima possibilità ortografica di esprimere pensieri e sentimenti molto difficili da raccontare.
Come si usano i puntini di sospensione? E perché dovremmo usarli?
La sospensione allude; Frescaroli parla della “eloquenza del silenzio”. Riuscite ad immaginare qualcosa di più raffinato? Ma non solo. Quando si trovano all’interno di battute di dialogo, indicano un’esitazione, una reticenza.
Pochi altri segni sono così legati all’espressività del parlato pur mantenendo la loro peculiare capacità di esprimere l’inesprimibile (alludono), di rallentare il ritmo e passare dal colloquiale all’intimo (la reticenza, l’esitazione). Gli esempi potrebbero essere infiniti.
Ne bastano tre. La sospensione, in tutti i suoi miracolosi aspetti, viene espressa con tre puntini.
Un solo diamante illumina più di mille pezzi di vetro.