Ricavare cibo da aria ed anzi dall’aria inquinata sembra essere un sogno realizzabile di un entusiasmante futuro.
Proteine e biotecnologie
Su “La Lettura“ (supplemento culturale settimanale del Corriere della Sera) del 29 dicembre 2019, presentava un articolo di Manuela Monti e Carlo Alberto Redi. Il pezzo dedicava ampio spazio alle futuristiche ricerche di biotecnologia di due imprese che letteralmente ricavano cibo proteico dall’aria che respiriamo (la Finland Solar Food e la Air Protein).
Si tratta di avveniristiche biotecnologie che arrivano dopo decenni di ricerche. Queste teorie sono nate dal fatto che l’agricoltura legata alla produzione di determinati alimenti, come la carne, sembra contribuire ad un processo inarrestabile destinato a forme di inquinamento forse irreparabili.
Proteine da aria ed idrocarburi
Già nel 1960 nei laboratori della NASA è stata concepita una tecnologia audace quanto dimenticata. Questa permetteva agli astronauti impegnati in lunghi viaggi di produrre proteine dalla propria CO2 od anidride carbonica. In successivi programmi di divulgazione e pubblicazione di tecniche e procedure scientifiche inutilizzate, le predette tecnologie sono state giunte a società come la Kiverdi, impegnate in ricerche avanzatissime in varie direzioni ed a sostegno dell’ambiente.
E negli anni 60 nei laboratori della BP, a Lavera in Francia, A. Champagnat ha sviluppato tecnologie per produrre proteine SCP da lieviti nutriti con paraffine (prodotti di scarto del petrolio). Per le sue ricerche sul cibo dagli idrocarburi, Champagnat è stato premiato dall ‘Unesco nel 1976.
Proteine dall’aria e Soleina
Al presente la Air Protein (insieme a Kiverdi, amministrata da Lisa Dyson) e la Finland Solar Foods hanno dato nuovo impulso e nuove tecnologie alle ricerche della NASA, originariamente fondate sul closed loop: produrre cibo proteico dall’anidride carbonica generata dagli stessi astronauti, che impiegano il cibo generato dall’aria e producono nuova CO2 da cui si ricava altro cibo e così via.
Particolari batteri agiscono in vasche di fermentazione, e vengono nutriti con CO2 agendo poi su altre molecole e sostanze. Il prodotto finale è la cosiddetta Soleina, una farina marrone pura e digeribile, che può essere impiegata per produrre carne o bibite o pasta od altro.