Intervista inedita a Roberto Tartaglia. Il pioniere del Self Publishing

Francesco Gnutti intervista Roberto Tartaglia

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In piena crisi economica un nuovo mercato sta emergendo. Si chiama Self Publishing. Roberto Tartaglia risulta uno dei pionieri in questo campo ed è per questo che sono andato a fare due chiacchere con lui.

Di seguito riportiamo la sua intervista:

Come è iniziata a tua storia?

La mia storia inizia dalle scuole elementari. Lì, per la prima volta, mi resi conto che, da grande, avrei dovuto lavorare e vivere di scrittura. Scrivere ed inventare storie mi appassionava da morire. Non volevo crescere, volevo restare bambino e sognare, inventare nuovi mondi, vivere mille avventure. Tutto tramite la scrittura.
Così, tra studio e pratica, sono arrivato ad oggi. Io attualmente lavoro come addetto stampa, giornalista, blogger e scrivo sceneggiature, racconti e romanzi. Il mio sogno di sempre: vivere di scrittura!

Che difficoltà hai riscontrato in questo tuo lavoro?

Parlando della mia attività di scrittore indipendente, direi che la difficoltà principale è quella dell’autopromozione. Non parlo delle tecniche di autopromozione e dello studio che c’è dietro per affinare le strategie, ma del modo di pensare tutto italiano secondo cui, se non vieni scelto da un editore, vuol dire che non vali niente.
Il self publishing viene visto come un ripiego per coloro che vengono scartati o ignorati dalle case editrici tradizionali. Ma non è così. Il self publishing è solo un modo diverso di fare editoria.

Dove è l’autore il protagonista e non l’editore. Dove è il pubblico a decidere se vali o no.

In fondo, a ben pensarci: perché dovrebbe una singola persona (l’editore), che peraltro ha diversi interessi (come quelli economici) che possono compromettere la sua decisione, scegliere se un autore vale o meno? Perché dovrebbe decidere lui se è corretto o no pubblicarlo? Dovrebbe essere il pubblico a decidere, giusto? In fondo, sono loro, i lettori, che, alla fine, spenderanno i soldi per avere in cambio un’opera degna di essere letta.

Il nemico più duro che ho dovuto sconfiggere, dunque, è stato proprio il pregiudizio.

Come è nata l´idea di diventare un autore e proporti con il romanzo “Casus belli”?

Iniziò tutto nel 2006, quando decisi, dopo anni di scrittura privata, di dar vita a un romanzo, con l’intento di pubblicarlo. Dopo circa un anno di lavoro, dunque, iniziai a inviare il manoscritto a case editrici di ogni tipo e ai concorsi letterari.
Nessuno, però, mi prese in considerazione. Tranne una casa editrice a pagamento, che mi chiese circa 3mila euro per pubblicare il mio romanzo. Ovviamente non sprecai neppure il tempo per rispondere. Cestinai e via.
A quel punto avevo perso ogni speranza, ero abbastanza depresso. Tuttavia, sono troppo testardo per mollare facilmente. Così, mi misi alla ricerca di qualcosa di alternativo, sul Web. Grazie al sito diLulu.com, in breve tempo, entrai entrato in contatto con questo nuovo e affascinante mondo: il self publishing. Era il 2009. Anno in cui, per l’appunto, avrei pubblicato il mio primo libro: “Casus belli”.

Nel tuo sito ho notato un riferimento alle strisce del cielo, quale è la tua posizione?

“Casus belli” parla proprio di questo controverso fenomeno: le chemtrails o scie chimiche, in italiano. Io credo che la loro pericolosità sia reale. Nel romanzo fornisco una mia versione dei fatti, fantasiosa, anche se parto da documenti reali (riportanti nel libro stesso), ma la questione è ancora oscura.
Di certo, credo che esistano e che abbiano degli effetti deleteri sia sulla salute collettiva che sull’ambiente. Sono diverse le testimonianze e le ricerche a favore di questa tesi. Così come, d’altronde, è assodato, ormai, che i cellulari provochino tumori. Perché vengano rilasciate, queste scie, però, non si sa. E non so se mai, un giorno, si verrà davvero a sapere.

Si può dire che sei un pioniere di questo settore, come hai conosciuto Lulu e reputi sia un valido strumento?

Come dicevo , entrai in contatto con Lulu nel 2009. All’epoca ancora distribuiva libri in Italia, anche nelle librerie fisiche. Ora non lo fa più. Lulu è canadese e, credo, non convenga loro puntare al nostro mercato.
Tuttavia, in Italia esistono diverse realtà molto importanti in tale ambito. Io mi autopubblico con http://www.youcanprint.it e http://www.bookoliko.com, entrambi molto professionali, giovani e pieni di energia. Ma ce ne sono anche altri di servizi, come, ad esempio, http://www.sbfnarcissus.it.
In una delle videoguide gratuite che invio agli iscritti alla mia newsletter, su http://www.viverediscrittura.it, riporto anche un confronto completo tra i migliori servizi di self publishing in Italia e all’estero.

Come pensi che si evolverà il self publishing e che fine farà l’editoria tradizionale?

A differenza di quanto molti pensano, il self publishing e l’editoria tradizionale non sono nemici, ma concorrenti. Nel senso stretto della parola: che corrono insieme verso la stessa direzione.
Il self publishing è solo un nuovo modo di fare editoria e, a mio avviso, ha molti vantaggi rispetto all’editoria tradizionale. Quest’ultima, dal canto suo, se non si adeguerà ai tempi che cambiano, passerà momenti molto, molto difficili.
Il problema principale del self publishing è il rischio di trovarsi ad acquistare opere di scarsa qualità. Questo accade anche nell’editoria tradizionale, ovvio, ma qui il rischio è esponenziale.
Per questo credo che il futuro del self publishing sia tutto incentrato sulla qualità del prodotto. Credo anche che nasceranno nuove figure professionali legate al fenomeno, una sorta di curatori che non si limiteranno a recensire l’opera, ma a crearsi una vera e propria reputazione di “suggeritori” di libri di qualità.

Credi che un autore debba per forza investire denaro, come richiesto da alcuni editori, per pubblicare il proprio libro?

Assolutamente no! Come dicevo prima, io rifiutai senza pensarci su due volte, quando ricevetti la proposta di pubblicazione di un editore a pagamento. L’editoria a pagamento è un cancro che va debellato!
Il self publishing non chiede soldi per pubblicare, che questo sia chiaro. Molti confondono l’acquisto di servizi professionali come l’editing, la copertina o l’impaginazione con i soldi spesi per l’editoria a pagamento.
Niente di tutto ciò! L’editoria a pagamento chiede soldi agli autori, sfruttando la loro passione e il loro desiderio di vedersi pubblicati, senza dare nulla in cambio. Una macchina mangiasoldi, insomma.

A cosa si ispira il tuo ultimo lavoro?

Il mio ultimo lavoro, “Lo scacciapensieri”, è anch’esso un romanzo giallo, come il precedente, ma settato su un altro registro. Non ci sono in mezzo intrighi politici e militari, come in ”Casus belli”, questo è un giallo psicologico.
Un libro a me molto caro, perché legato a una serie di iniziative sociali molto importanti. Un libro che tratta un argomento pressoché sconosciuto e ignorato. Una realtà affascinante e misteriosa. Che mi riguarda da vicino, da molto vicino.
Ma non voglio dire di più. Per chi fosse interessato, lascio il link al video in cui lo presento e, al contempo, svelo pubblicamente, per la prima volta, un mio segreto personale. Quello di cui parlo nel libro, appunto.
Da dove ti sei ispirato per scriverlo?
Come dicevo, ho preso spunto dalla mia vita ;).

3 affermazioni per descrivere Roberto Tartaglia?

Testardo, sperimentatore e…testardo!

Voglio ringraziarti di cuore Roberto  per il prezioso tempo che ci hai potuto dedicare. Credo che questa intervista, frutto di una passione che condivido, aiuterà molti giovani a non arrendersi mai e non lasciarsi andare alle prime delusioni.
Hai avuto un impatto positivo su di me e mi hai trasmesso un’energia e una fiducia personale fortissima. Soprattutto mentre preparavamo l’intervista ti sei mostrato simpatico e allo stesso tempo protettivo.  Grazie per questa opportunità di conoscere Roberto Tartaglia.

Ti auguro, di continuare a scrivere e diventare un famoso scrittore, e realizzare ogni tuo progetto del futuro in bocca al lupo da Francesco Gnutti.