Tomislav Osmanli – scrittore, sceneggiatore, personaggio multimediale, autore di romanzi, novelle. Diverse volte l’abbiamo presentato sulle pagine di BombaGiù, ma in questa occasione lo scopriamo anche come bravissimo poeta. Ci ha offerto in questi ultimi giorni questi versi che con grande gioia condivido con tutti i lettori di BombaGiù.
L’amore
Un giorno, quando partirò, cercate la mia anima in questa Piazza, l’orchestra di una Città anfiteatrale che si apre verso la scena enorme della luce azzurra e mitica costellazione, di questa Città che da secoli insieme con essa, nello stesso tempo mira la dramma antica cui terre nascondono i dragoni e il tosone d’oro speranze e passioni sangue umano mai fermato; questa Città che capisce le lingue dei mari anche i mormorii delle loro onde che portano antiche storie di eroi e amanti, preparati a atti affollati e morti coraggiosi, dove l’aria ancora sparge la piume del volo di Pegaso; di questa Città aperta verso caldi mari dove le isole sognano sempre le navi, e agli approdi bramano per le storie altrui, dove marinai s’innamorano di nuovo nelle stelle.
Un giorno, quando partirò, cercate la mia anima in questa Piazza. La nutriranno i gabbiani che vengono con i venti meridionali, e dai mari lontani nei suoi becchi portano i fiati caldi di Libia e d’ Egitto la bellezza marmorea dei Cicladi diversi profumi e lingue portate dal bicefalo e bianco Megalopoli.
Un giorno quando partirò, mi troverete sotto le ombre degli alberi delle amare arance, e dei cipressi, che s’innalzano nei giardini vecchi accanto ai muti palazzi di questa Città annunciando con sussurri il Sud mediterraneo: gettano i sguardi sulla riva opposta, verso gli apici teogonici dell’Olimpo, dove i birbanti Dei giocano il ruolo di amanti nelle mitologie ed epopee imbrogliate con conclusioni tragiche, concepiscono la melanconia apollonica di Cipresso e della Chèa le lingue pelagiche delle Cicladi, i Regni di Afrodite a Cipro, i palazzi di Minoi labirinti della nostra vita quotidiana. Un giorno, quando partirò, mi troverete tra le fronda dei mandarini, che nel vertice delle macchine crescono nelle stradine del Centro, e mi vedrete come dentro i muri variopinti del Mercato, olezzo il basilico fresco per riempirmi il fiato con Mediterraneo, e lo sguardo, con infinito azzurro e con il Sole.
Un giorno, quando partirò ricordatevi solo del mio amore per questa città dei tempi mai manufatti della gente sventurata, santi mutilati, e suoi uccelli e venti mi affermeranno come suo concittadino innamorato.
Allora, rimarrò per sempre in questa Città, per poter di nuovo e per sempre, innamorarmi di essa.
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