Tracce di Roma a Ferentino: tutti i siti da visitare

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Fra il VI e il IV secolo a.C. Ernici, Volsci e Romani combatterono aspre battaglie per il suo possesso. Roma  trovò in Ferentino dapprima una fiera avversaria e in seguito una fedele alleata, dandole anche illustri personaggi, primo fra tutti Aulo Irzio, luogotenente di Giulio Cesare, conquistatore e governatore della Gallia, console romano e scrittore e poi diverse figure di imperatrici.

Proprio al suddetto periodo, è da ascriversi l’edificazione delle possenti mura di cinta megalitiche, onore e vanto della città, che tanto stupore ed ammirazione suscitano ancor oggi per le dimensioni incredibili dei massi, la tecnica sopraffina di costruzione e l’armonia delle forme. Gli oltre 2500 metri di cerchia muraria esterna, in buona parte ancora conservati, l’Acropoli con il poderoso bastione dell’avancorpo, i possenti ieroni a difesa delle 12 porte di ingresso, tra cui le celeberrime porta Sangunaria, Porta Casamari e Porta Pentagonale, gli stupendi tratti di mura poligonali, l’affascinante percorso sotterraneo di Grotta Para, completamente architravato con grandi pietre ciclopiche, rendono Ferentino un luogo unico al mondo, che ha affascinato da sempre studiosi e viaggiatori.

Ma oltre alle mura e alle porte molte altre sono le testimonianze romane ancor oggi conservate dello splendore antico.

il Mercato Coperto e il Teatro Romano, il Testamento di Aulo Quintilio Prisco, inciso nella viva roccia, i resti dell’acquedotto e del basolato stradale (per Ferentino transitava l’importante via Latina), le tracce delle antiche terme, le numerose epigrafi.

Le Porte di Ferentino

PORTA MONTANA.

Ferentino
Porta Montana

Di epoca preromana, abbellita nei primi secoli dell’impero con il sistema a bugnato, attualmente ancora presente. Montana secondo alcuni perché esposta ai venti di tramontana, secondo altri perché protesa verso i monti. Essa non aveva solo scopo difensivo ma soprattutto carrabile, perché era la porta principale della città alla quale si accedeva dalla Via Latina Superiore e la sua importanza è messa in risalto soprattutto dal fatto che conducesse, con breve tratto, direttamente all’Acropoli.

PORTA CASAMARI.

porta casamari
Porta Casamari

Sembra che la realizzazione di questa porta si debba far risalire al tempo di Silla (II-I sec. a.C.), quando furono fatte altre opere di difesa sull’Acropoli e di abbellimento della città. Il nome di Porta Casamari (in quanto conduce verso l’Abbazia di Casamari), insieme a quello dell’omonima via, sostituì quello di Porta Maggiore certamente in occasione della venuta a Ferentino dei Cistercensi di Casamari e della costruzione, da parte dei medesimi, di una Grangia e della vicina chiesa di Santa Maria Maggiore.

Essa è la tipica porta di difesa romana, come porta Sanguinaria, in quanto non presenta traccia di ornamentazione e di decorazione, come si nota nelle altre due porte: Montana e Sant’Agata che, sorte anch’esse con intento difensivo, furono trasformate, in seguito, e arricchite dal sistema a bugnato. La porta è costruita in opera quadrata con due archi a tutto sesto in conci radiali disposti a doppia ghiera che s’innestano perpendicolarmente al muro di cinta secondo il sistema difensivo delle omeriche Porte Scee o Sinistre.

Le porte sinistre facilitavano la difesa della città da parte dei militi arroccati sulle mura che costeggiavano la strada di accesso alla porta: i difensori potevano in questo modo, ostacolare efficacemente la salita degli assalitori che offrivano il braccio destro, privo della difesa dello scudo. Detta porta, essendo costituita da due fornici paralleli, assicurava una successiva possibilità di difesa in caso di sfondamento della porta esterna. La porta si presenta a due fornici contrapposti con apertura di m. 4.20, a doppio ordine di conci rettangolari e alla distanza tra di loro di m. 6.40, legati a due muri distanti m. 6.60. L’arco esterno ha lo spessore di m. 1.70; quello interno, di m. l.10.

PORTA SANT’AGATA.

porta sant'agata
Porta Sant’Agata

Anche detta Porta del Borgo dà inizio all’attuale via Consolare (per chi proveniva dalla via Latina Inferiore) ed è in corrispondenza diretta con Porta Montana. Anch’essa presenta il sistema a bugnato, ma nella parte superiore emergono due epigrafi: una dedicata a Giulia Domna, l’altra a suo figlio Caracalla, imperatore dal 211 al 217 d.C, che riporta l’anno 213 d.C..

L’iscrizione è fondamentale anche perché riporta la formula: Senatus Populus(que) Ferentinas che attesta la presenza di un Senato a Ferentino. Nella forma attuale si presenta come frutto di restauri settecenteschi e con un loggiato ricco di decorazioni barocche che testimonia l’illustre passato della città. Su questa porta nel Medioevo, fu costruita la “Loggia del Capitanato del Popolo” su cui erano innalzate le insegne del comune e del Papa.

PORTA SANGUINARIA.

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porta sanguinaria

È la porta più importante della città e quella meglio conservata. Si trova a sud della città e guarda verso est. In origine aveva un architrave sostituito al tempo dei Romani da un arco a tutto sesto costituito da tredici conci radiali. Probabilmente detto architrave fu sostituito con un arco a tutto sesto nel periodo sillano quando vennero attuate altre opere di difesa sull’Acropoli. Le mura laterali mostrano i segni di tre differenti epoche: preromana, romana e medievale. Nella parte inferiore le poligonali attestano l’età preromana – IV secolo a. C; sopra l’arco l’opera quadrata di travertino con due vuoti lasciati forse appositamente per alleggerire il peso dell’arco stesso, denota la romana – II sec. a.C. Su questa zona di travertino, il muro continua divenendo costruzione incerta denotando l’ambito cronologico medievale.

Nel muro di età medievale sono visibili fori rettangolari disposti a distanze regolari: forse sono gli appoggi per le incastellature lignee, posto di guardia o offesa (caditoie), che nelle fortificazioni medievali erano innestate sulla parete esterna del muro a difesa degli ingressi. La finestra aperta nel muro, quindi, potrebbe giustificarsi come passaggio dal ballatoio interno a quello esterno. Nel nome ci sarebbe l’eco di cruente battaglie, avvenute nei pressi della porta o il ricordo del percorso dei condannati a morte, che dalla porta uscivano per essere giustiziati nella sottostante Aia del Monticchio.

PORTA PENTAGONALE.

porta pentagonale
Porta pentagonale

Si apre nella parete sud di Ferentino, tra porta Sanguinaria e porta Stupa. E’ priva di arco e di epistilio. E’ a sezione ogivale, come quella di Civita Vecchia di Arpino e come la Porta di S. Pietro o Porta Santi di Segni, e richiama alla mente le antichissime porte di Argo, Micene e Tirinto. Detta Porta è sbarrata all’interno da un muro di grossi massi informi: si può, quindi, vedere solo dall’esterno. Incerti sono i pareri su detta apertura; non manca chi asserisce che essa fosse, all’origine, una nicchia creata per accogliere il simulacro del dio “averrunco” della città, opinione che difficilmente può essere accolta, perché non spiega lo sbarramento interno della medesima apertura; più verosimilmente può essere considerata come rifugio per i soldati romani.

PORTA STUPA.

Porta Stupa
Porta Stupa

Si trova tra Porta Pentagonale e Porta Sant’ Agata o del Borgo. Detta porta, esposta a ponente, è più angusta di porta Sant’Agata ed ha quattro pietre per parte. Anch’essa manca del rispettivo architrave e fu, al tempo dei Romani, coperta da una volta che ben si distingue. Molto probabilmente dovette essere una porta originaria nel perimetro esterno delle mura di Ferentino, che cadde in disuso quando i Romani costruirono l’attuale Porta Sant’Agata, e questo dovette avvenire presumibilmente in occasione della costruzione della via Latina Inferiore.

PORTA SANTA CROCE

porta santa croce
Porta Santa Croce

Ad est della Città, nella prima cerchia delle mura, In corrispondenza della porta di sortita della cittadella, detta Grottapara, esistono i ruderi di una porta, gemella a quella di porta Casamari, ma di dimensioni più ridotte: Porta S. Croce, del I secolo a.C. In origine, era costituita da due archi, come quella parallela di via Casamari: uno di essi fu abbattuto, non molto tempo fa, per dare spazio alla via della Circonvallazione. E’ tipica porta di difesa romana, come Porta Casamari o Maggiore. Non si conosce il motivo del nome, né si sa se esso abbia qualche attinenza con quelli che si riscontrano a Veroli: Porta Santa Croce, Borgo Santa Croce, Chiesa di Santa Croce, Palazzo di Santa Croce. E’ indiscusso che detta Porta sia orientata verso Veroli e che da essa, appunto, partiva la strada che, col percorso più breve, passando per Tecchiena, univa direttamente le due città. Il nome della porta, comunque, è certamente medievale, come medievale è la costruzione a doppio arco di Porta Santa Croce di Veroli.

PORTA SAN FRANCESCO.

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Porta San Francesco

E’ situata fra tramontana e ponente; i suoi lati sono composti di quattro pietre per ciascuno e formano un piede diritto. Manca dell’architrave. Al tempo dei Romani e sicuramente quando furono fatti gli altri restauri, fu ricoperta da una volta che si discerne alla più recente struttura. È munita di una torre e prende il nome dall’adiacente chiesa di San Francesco del XIII secolo.

GROTTAPARA.

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Grottapara

Porterula che si trova di fronte a Porta Santa Croce, verso l’interno della città. Forse era l’uscita della via di sicurezza sotterranea che, partendo dall’Acropoli, conduceva, verso levante, fuori della città. L’architrave della porta non ha incastri verso la luce della porta stessa, bensì nella parte superiore, ove si collega perfettamente con le altre pietre che formano il resto del muro. Il nome, molto probabilmente, deriva da Grotta Luparia, analogamente al toponimo Vallis Luparia, convertito in Vallepara. Durante lo spopolamento del Medioevo, la porterula dovette diventare, infatti, l’ingresso di un rifugio per lupi. Con quasi certezza, a detta “grotta” allude il legislatore nel libro V degli Statuti di Ferentino (cap. LXXIV) quando ordina: Quod specus claudatur (STATUTUM CIVITATIS FERENTINI).

Le mura poligonali di Ferentino   

Tra le più importanti testimonianze archeologiche è da notare il possente circuito murario che si snoda lungo un percorso di circa 2,4 Km. ed è da sempre legato alla terminologia dei mitici Pelasgi (civiltà fiorita quasi 1000 anni prima di Roma) o Ciclopi per le gigantesche dimensioni dei massi. Imponenti nel loro avvincente aspetto, le mura ciclopiche o pelasgiche destano meraviglia e perplessità riguardo la loro origine. Costruite con una pietra chiamata calcarea  dell’Appennino, biancastra, scabrosa, poco duttile allo scalpello, le mura sono addossate al taglio del colle e presentano massi squadrati poco rifiniti in superficie e legati tra loro mediante tasselli di schegge usati per riempire gli interstizi.

Nella suddetta cinta muraria si possono distinguere tecniche varie.

Poligonale di differenti maniere ed opera pseudo-isodoma (impiego di blocchi parallelepipedi di dimensioni non costanti, cosicché il loro assestamento avviene sempre per linee orizzontali, ma secondo piani spezzati). Nella parte inferiore i massi sono incastrati tra loro senza malta (IV sec. a.C.); nella fascia mediana i massi sono più regolari (opera quadrata di II sec. a.C). La terza fascia, invece, risale al periodo medievale. È noto fin dall’antichità che, sia in Grecia che in Italia, si preferiva di solito fondare la città sulla sommità di una collina rocciosa che da tutti i lati scendesse a picco fuorché da uno. Tracciata, dunque, la linea delle Mura tanto al di sotto della cima si tagliava nella roccia il piano di fondazione sul quale si disponevano i primi grossi blocchi, questi venivano tagliati in modo che i vari lati del poligono combaciassero tanto perfettamente da non lasciare interstizi.

Livellata la prima fila di blocchi si formava allo stesso modo la seconda e via via le altre fino a raggiungere l’altezza voluta.

La collina terminava, talvolta, in una seconda vetta centrale più piccola ma più alta di quella, su cui veniva fondata la città, quindi la rocca o cittadella: tutto questo a scopo di difesa, come d’altronde anche la maggior parte delle porte che si aprono sullo stesso tracciato murario. Dal Medioevo si è provveduto a un restauro con sopraelevazione delle mura stesse e integrazione di tratti andati in rovina con l’aggiunta anche di torri per migliori scopi difensivi.

Domus romana

domus romana
Domus romana

Tracce di un’abitazione romana  sono venute in luce al piano terra e nelle fondazioni del medioevale Palazzo  Comunale della città, che nelle sue strutture rimaneggiate nel corso dei secoli, si affaccia oggi sulla vasta e panoramica Piazza Mazzini. L’arch. Luigi Morosini sin dal 1905 comunicò  la presenza di pavimenti a mosaico in bianco e nero e di lastre calcaree a poca profondità sotto il piano del palazzo comunale. Interventi di ristrutturazione effettuati negli ultimi decenni del xx secolo negli ambienti a piano terra del Palazzo e assegnati come sede  all’associazione Pro Logo di Ferentino.

Mercato romano coperto

Ferentino
Mercato Romano

Questo edificio risale all’epoca sillana (fine II ed inizio I sec. a.C) ed è costituito da un ambiente rettangolare voltato. Sulla destra si aprono 5 aule voltate a botte in opera cementizia con il paramento in opus incertum. Ciascun vano è illuminato da 2 finestrelle strombate.

L’arcone di ingresso, invece, a tutto sesto, si apre su una parete in opus quadratum ed è costituito da conci radiali di calcare disposti in modo tale da formare una strombatura accentuata verso est che consente alla luce solare di penetrare fin dalle prime ore del mattino illuminando anche le zone più interne. Detto mercato può configurarsi come il prototipo dello schema che sarà tipico di questo genere di costruzioni fino all’esempio più complesso dei Mercati Traianei a Roma. Può, dunque, configurarsi come una via tecta (strada coperta) e la sua struttura architettonica è simile a quella del mercato di Tivoli che il Boethius data posteriormente a quello di Ferentino.

Teatro romano

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Teatro Romano

Il Teatro si trova nel centro della cittadina di Ferentino: attualmente il luogo non è visitabile all’interno, anche se si possono ammirare le murature esterne, e versa in un precario stato di conservazione. I resti di questo teatro risalgano all’epoca imperiale – traianea o adrianea – e seguono il declivio naturale della collina, raggiungendo i 12 metri di altezza e un diametro di 54 metri. Le strutture sono in parte a cielo aperto e in parte inglobate nelle abitazioni private che sono sorte sulle gradinate. Dai resti del teatro si possono desumere ben tre maniere costruttive: con laterizio, a pietrame e mista. Proprio l’uso del laterizio permette di datare la struttura al II secolo d.C.

Il Teatro ha valore sia come unico edificio teatrale romano nella zona degli Ernici – catena montuosa del sub-appennino laziale – sia come testimonianza dell’importanza che la città aveva in epoca imperiale, importanza dimostrata anche dalle grandi Terme di Flavia Domitilla. Il Comune di Ferentino ha già pronto un piano di restauro ed è ora in cerca di finanziamenti per permettere la riapertura al pubblico del teatro, e ha iniziato, negli ultimi mesi del 2016, una serie di lavori di recupero del teatro visto che parte della scena giace sotto due palazzine di epoca medievale. Il comitato, che si è occupato di raccogliere le segnalazioni, ha deciso di segnalare questo luogo proprio per la valorizzare la sua importanza come unico esempio di teatro romano nell’area della Ciociaria.

Testamento

Ferentino
Testamento

Ferentino può vantare la presenza di un monumento davvero eclatante e molto raro: un tempietto a forma di edicola scavato nella roccia sulla cui facciata è incisa un’iscrizione testamentaria, che dà alcune informazioni sulla vita e sui lasciti del personaggio a cui esso è dedicato: sto parlando del “Testamento di Aulo Quintilio Prisco”, che sorge sul pendio meridionale della collina, pertanto visibile dalla Via Latina (attuale Casilina) per chi viene da Frosinone. Aulo Quintilio Prisco, come possiamo capire dall’iscrizione e da altri documenti scritti, era un cittadino ferentinate vissuto in epoca romana (II sec. d.C.) cha grazie ai suoi onorevoli incarichi sosteneva la sua città economicamente e politicamente, così i suoi concittadini vollero dedicargli un monumento.

Aulo accettò ma volle pagare egli stesso le spese della realizzazione. Il monumento si presenta agli occhi del visitatore come una struttura imponente, nella quale si mischiano maestosità e forza ad eleganza e raffinatezza. Il monumento riporta un’iscrizione testamentaria e ormai da secoli viene chiamato “Testamento” ma alcuni studiosi ci tengono a precisare che si tratta di un monumento epigrafico, mentre altri studiosi, capeggiati dal prof. Lidio Gasperini, ritengono che in realtà fosse un monumento sepolcrale e quindi tomba di Aulo Quintilio Prisco. Un monumento che suggerisce un infinito mistero, che si può percepire solo avvicinandosi.

Testi e parole ripresi dal sito https://www.ferentino.org/