Tu, donna che dimentichi, ti auguro di non perdonare

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Io amo la donna e la rispetto.
Non le farei mai del male, né fisico né morale.
Posso arrabbiarmi con lei, ma non potrei mai lederla.
E’ questo il giuramento che ogni uomo dovrebbe fare alla nascita, tramandatogli dal padre, dal nonno, dal fratello, acchè ogni donna della sua vita possa essere protetta dalla supremazia dell’uomo.
Se ne sentono tante di parole, di cliché, di ricorrenze che banalizzano sempre ogni cosa, anche la più bella, anche la più seria.

Eppure oggi è l’8 marzo e non è una festa inutile.

Ci sono donne nel mondo che sono nate per la sofferenza, donne che invece ci convivono nel tempo, donne che si ribellano, donne che non ce la fanno.
Ci sono donne che non dicono nulla per tutta una vita, ci sono donne che denunciano.
Ci sono così tanti casi di violenza sulle donne che non si dà valore.
Io sono donna e per me sembrerà agli occhi degli altri facile parlare.
Scrivere anch’io la mia, nella celebrazione di un giorno scontato, sarà sorpassato come l’ennesimo susseguirsi di parole note.
Sinceramente poco mi importa che questo scritto non abbia il valore che io gli attribuisco, perché lo so e perché so anche che ci sono voci di più grande tono e grandezza che nel mondo parlano per me e per tutte le donne.

Ma io un augurio lo faccio lo stesso, alle bambine e alle donne che ancora devono nascere, alle madri e alle nonne che hanno avuto una vita intera per vivere.

E l’augurio che faccio a tutte loro è di non avere paura.
Di non avere paura di tornare a casa dai loro fratelli, dai loro padri, dai loro mariti, dai loro fidanzati, di non avere paura di sbagliare, di parlare, di reagire.
L’augurio che faccio è il più semplice e scontato del mondo eppure, è certo che questo augurio è solo speranza, ma non realtà per molte.
Perché dalla parola al gesto il passo è breve, anche se si deve attendere anni, perché la rabbia cui dare sfogo sembra agli altri sempre una buona ragione per violare la vita.

E allora l’augurio che faccio è non solo di non avere paura, ma soprattutto di non perdonare.

Molte donne staranno zitte fino all’ultimo dei loro giorni, con una mano invisibile  davanti alla bocca che non è solo paura ma tante cose, troppe e particolari per ciascuna per poter essere dette. Però se non si può non avere paura, perché c’è il pericolo incombente che l’anima o il corpo vengano lesi, una cosa non la toglierà mai nessuno: la dignità.

Ecco perché l’augurio è di non perdonare, perché neanche la persona più stretta può essere perdonata se ti tocca la dignità.

La dignità è di ognuno, donata da Dio alla nascita, e nessuno, nessuno mai la potrà togliere.
Puoi essere povero o ricco, uomo o donna, nero, giallo o bianco, puoi essere tu, chiunque tu sia; ma la dignità nessuno te la toglierà mai, se non te stesso.
Già, perché sei tu ha privarti della dignità e solo tu: tu donna che dimentichi, donna che perdoni, tu uomo che non hai capito nulla dalla vita.
La differenza? Che la donna può scegliere di perderla nel momento in cui perdona, l’uomo l’ha già persa nel momento in cui le ha mancato di rispetto.


Non perdonare