Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore

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Su dantepertutti.com del 18.10.2015

Il lettore, giunto a questo punto della narrazione, potrà immaginare il volto del Sommo Poeta atteggiato a meraviglia, davanti alla figura che gli si è mostrata sfocata nel mezzo della discesa, mentre la lupa lo sta incalzando man mano verso la ‘selva oscura’. Siamo tornati nel primo canto dell’Inferno, parte centrale.

Avevamo lasciato Dante nel momento in cui la fiera gli aveva sbarrato la strada – stavolta definitivamente – a differenza di quanto era accaduto in precedenza con la lonza e con il leone. In quel caso, il Nostro se l’era cavata senza subire grossi danni, riuscendo in qualche modo a evitare l’insidia. Ma ora è diverso. Dietro la lupa, il dilettoso monte si staglia sullo sfondo in tutta la propria bellezza. E un brivido percorre Dante per tutta la persona, perché ha contezza che, in assenza di una forza superiore, la sua anima può dirsi ormai perduta.

Fin quando…

“Allora sei tu quel Virgilio da cui promana una così vasta tensione al sapere?”, risponde al grande poeta latino, che, attraverso un’elaborata perifrasi, gli ha appena fatto intendere chi fosse.
“O gloria e guida di tutti i poeti”, prosegue Dante nel suo panegirico, “mi valga nei tuoi confronti l’assidua applicazione e l’intensa passione che mi hanno fatto studiare la tua opera. Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, il solo da cui io ho appreso gli artifici dello stile poetico che mi ha reso noto. Guarda la fiera a causa della quale vorrei tornare indietro; difendimi da lei, celebre sapiente, ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi”.
E, sempre il lettore, potrà immaginare le lacrime fluire dagli occhi del poeta. Dispiaciuto, non vi è dubbio, per la sua sofferenza.