Cooperativa sociale è spesso sinonimo di abuso e sfruttamento del lavoro

Sei senza lavoro? Sei disposto ad accettare lo sfruttamento? Manda il CV ad una cooperativa sociale. Entra anche tu nel fantastico mondo del precariato.

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Il fenomeno delle cooperative sociali, si sa, ha avuto ed ha ancora un ruolo fondamentale nel dare vita a forme di aiuto che consentono ad alcune realtà, in particolare quelle dei piccoli centri urbani, di trovare una via di uscita dalla disoccupazione e dalla mancanza di sviluppo.

L’assenza della politica e il vuoto legislativo ha favorito la crescita delle cooperative sociali. Ma a che punto siamo oggi? Davvero la cooperativa rappresenta un punto importante per rimuovere la disoccupazione?

“La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.”

Così recita l’articolo 45 della Costituzione. Ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, lo sappiamo bene.

Osservando il fenomeno da un altro punto di vista la Cooperativa Sociale appare frequentemente come uno strumento molto utile ad aumentare la precarietà e ridurre i diritti minimi previsti dal diritto del lavoro.

I casi sono numerosi. Citiamo in questo caso l’esperienza di Onda una Società Cooperativa Sociale che gestisce servizi socio – educativi ed opera nel territorio della Media Valle del Tevere, nell’Umbria Centrale.

Ecco come la Coop Onda promuove la cultura del lavoro. Offre contratti presso magazzini della zona, nel nostro caso in una rulliera di Bartolini Spa (oggi BRT) divenuta famosa per il servizio di corriere espresso.

Fin qui sembra tutto a posto se non fosse che lo pseudo-contratto di un mese offerto alla vittima del caso prevedeva un rimborso di 300 euro al mese per un attività lavorativa di 3 ore al giorno. In sostanza parliamo di un compenso medio 5 euro all’ora.

Qualcuno crede veramente che questo sia rispetto dei diritti umani e della dignità del lavoro? Noi lo percepiamo piuttosto come un contratto di sfruttamento di chi è in situazioni di disperazione.

Perché si continuano ad accettare situazioni del genere? In quale caldo letto a cinque stelle dorme l’uomo politico ed il legislatore? E gli ispettori del lavoro tanto ben retribuiti?

Quello che riusciamo a dire è solamente “Adesso Basta”.