Parigi è la città dell’amore. O almeno, lo era.

Lo è stata fino a quando la furia umana non ha deciso di seminare il terrore accostando alla romantica immagine della Tour Eiffel il rumore sordo dei kalashnikov. Gli spari. Le urla. La paura. E poi il silenzio. Un silenzio assordante che puzza di morte e di odio. Un terribile senso di insicurezza che neanche la presenza di tante forze dell’ordine riesce ad alleviare. Una collera irrefrenabile che non si ferma neppure di fronte agli esili corpi di bimbi innocenti ai quali nessuno dovrebbe poter spegnere i sogni. E adesso abbiamo tutti un po’ paura. Guardiamo gli altri con sospetto. In metro, in aeroporto, sul treno c’è una strana tensione, quasi come se non fossimo più del tutto liberi.

Liberi. Questo dovremmo essere.

Eppure, la paura è come una catena che intrappola e noi non vogliamo e non possiamo sottostare a questa costrizione perché il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge soltanto una pagina.

Loro vogliono farci paura, ma loro chi?

L’umanità è una soltanto e non esiste Dio che esorti i suoi fedeli a sterminare chi ha un altro credo. Non esiste uomo che possa negare ad un altro di vivere, viaggiare, credere, scegliere. La Terra trema e spesso la natura si ribella all’uomo che tanto le chiede e nulla le dà però l’uomo non può ribellarsi ai suoi simili con tale ferocia. Integrare usi e costumi totalmente differenti è un processo delicato che richiede scelte ponderate e parecchia umiltà. Ma la morte no, non è la soluzione. La Storia insegna agli uomini contemporanei che quelli del passato hanno già commesso più volte l’errore di uccidere piuttosto che integrare sentendosi migliori e arrogandosi il diritto di privare gli altri dell’unico dono che conta: la vita.

Avere 20 anni in un mondo che sputa odio è quasi una missione.

Ci verranno consegnate le chiavi di una realtà piena di dolore, rancore e diffidenza e su questo terreno argilloso ci troveremo a posare le basi del nostro futuro. Il compianto Papa Giovanni Paolo II invitava spesso gli adulti ad accompagnare i giovani nel loro cammino di crescita, così come gli uomini politici del presente e del passato hanno lanciato appelli alle nuove generazioni esortandole a prendere le redini della società. Oggi, i giovani lanciano un grido disperato a chi dovrebbe tutelarli, instradarli ed istruirli: aiutateci a ritrovare il senso dell’umanità cosicché le vostre idee possano continuare a camminare sulle nostre gambe.