Cabine di prova come simbolo delle epopee Moderne.

Mai guardare negli occhi un manichino di Zara...

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Questo articolo é dedicato a tutte le vittime innocenti e, spesso inconsapevoli, di tutti i camerini (ops, adesso si dice “cabine di prova”, fa più trendy e moderno) delle grandi catene come H&M o Zara.

Per quanto riguarda la prima sopracitata, non posso dilettarmi molto nel descrivere le disavventure all’interno delle cabine di prova, in quanto ho avuto il terrore di sperimentarle solo pochissime volte.

Da Zara, invece, i manichini non hanno un volto definito e sembrano fissarti con sguardo impenitente, velenoso e di superiorità. Se ti avvicini a loro, puoi sentirli sussurrare Tanto questi pantaloni non staranno mai bene come stanno a me, in tono fortemente canzonatorio. Provi ad ignorarli, e mentre i commessi sempre di corsa vestiti da Man in Black, rigorosamente bellissimi e impeccabili, ti sfrecciano intorno stressati e super indaffarati, tu scegli qualche capo con cura credendo di avere buon gusto, e magari anche un certo non so che di alternativo che ti spinge a comprare t-shirts lunghe fino alle ginocchia e pantaloni con il cavallo a terra e il risvoltino anti-erezione.

Vuoi convincere te stesso che il tuo stile é unico, inimitabile, oltremodo ammirevole. Pur essendo perfettamente consapevole che una volta uscito dalle cabine di prova vedrai centinaia di bipedi umani con indosso gli stessi, identici, capi.

Dopo esserti accaparrato sbrigativamente i possibili nuovi acquisti, ti dirigi verso le tanto agognate cabine di prova, sempre continuando a ignorare a testa alta i beffardi manichini, che ti sbeffeggiano silenziosamente finché non sparisci dietro la tenda cigolante. Generalmente, nella zona camerini c’è sempre una commessa, o per meglio dire Shop Assistant, che piega istericamente magliette grinzose, con un sorriso omicida e poco rassicurante. Si muove a scatti per colpa dei trentadue caffè bevuti nell’arco di una mattinata. Ha gli occhi iniettati di sangue e ripete a sé stessa che “ama il suo lavoro”. La guardi un po’ teso, per farle capire telepaticamente che sai cosa vuol dire avere a che fare con i clienti per tutto il giorno, vuoi trasmetterle un po’ di conforto empatico che viene immediatamente mal recepito.

“Ciaohaibisognodiqualcosapossoaiutartiinqualhemodo?” abbaia, con i canini scoperti e gli occhi sbarrati.

“No no, grazie… Devo solo provarmi dei capi”, mormori spaventato a morte. Lei annuisce quattrocento volte al secondo, e tu ti rifugi tramortito all’interno di una delle cabine di prova. Ti guardi intorno, è grande come la sala da pranzo dell’Hilton Hotel. Vorresti quasi invitare gli amici a cena, ma poi torni alla realtà del camerino e ti spogli, trafelato. La musica sembra essere più forte all’interno, le luci stroboscopiche, fioche, ingannevoli, ti fanno sentire più in coda per entrare in discoteca che dentro un camerino a provare vestiario. Una nebbiolina bianca e opaca si espande da sotto i tuoi piedi, e dei bocchettoni neri e ben nascosti nel soffitto iniziano a pompare fuori una sostanza allucinogena, sibilante. Ti provi una camicia che ti sta da Dio.

Ti ammiri allo specchio, che non é un vero specchio ma solo l’ologramma di uno specchio atto a confondere ulteriormente le idee.

Prove nei camerini di Zara
Prove nei camerini di Zara

Ammicchi, ti volti, ti fissi di nuovo, soddisfatto. La camicia stringe giusta giusta sui fianchi, si allarga sul petto, fascia i bicipiti che sembrano più gonfi. Ti senti super arrapante. Esci trionfante da quel luogo mistico, ti dirigi verso la cassa a pagare, sorridendo al commesso beatamente. Quando torni a casa, decidi di provare di nuovo la camicia con il favore di un’atmosfera più domestica e una luce più regolare.

Rimani semplicemente PERPLESSO.

La camicia adesso sembra troppo grande, ti pende dalle spalle come un straccio messo ad asciugare. La pancetta alcolica é più evidente di prima. Le maniche sembrano troppo lunghe, il colletto troppo stretto. Hai indosso un sacco per multi-materiali. I manichini ti avevano sinistramente avvertito, ma tu, caparbio, non hai voluto dare loro ascolto. La camicia finisce in quel dimenticatoio posto in fondo all’angolo più remoto del guardaroba, e ti siedi avvilito e sconfitto con indosso la tua solita t-shirt sfibrata e scolorita, con su scritto “I’m sexy and i know it“, mentre su Real Time danno la quarta replica della puntata di “America’s Next Top Model“.