Una parola: tossico

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Sì, sono un tossico. E allora? La droga comincia, così, come con le sigarette. Fumi perché Giuseppe e! Franco e Alberto e Vittorio e Guglielmo fumano e tu sembri essere l’unico cretino che non lo fa. Ti fa un po’ schifo, all’inizio, poi provi piacere. Quando decidi che costa troppo e magari tanto bene non fa, non riesci a smettere: sei diventato un tossico.

La droga però costa molto di più delle sigarette e allora cominci con il non rendere il resto della spesa. Ma guardi tua madre dritto negli occhi e le giuri che glielo hai dato e che l’avrà appoggiato da qualche parte…
Poi metti le mani nel borsellino. Poi – se sei capace – fai qualche portafogli, qualche scippo. Io, quella roba lì, non sono mai riuscito a farla – ho paura – per cui portavo in giro la roba di un pusher. Facevo il cavallo, come si dice.
Mi hanno preso. Avevo addosso quindici grammi di coca in bustine, tanto tagliata che più che di spaccio, bisognava parlare di truffa. Mi hanno dato quattro schiaffoni e uno sbirro ha detto: “Che schifo, potrebbe essere mio figlio!”
“Già, e se succedesse anche a lui, cosa faresti?” ho avuto voglia di rispondergli ma, in quei casi li, è meglio non peggiorare la situazione e stare zitti.

Mi hanno portato qui, in una cella, insieme a altri quattro tossici come me.
Credevo di morire.

Il primo giorno stavo male, ma non troppo. I miei compagni mi hanno riempito di caffé zuccherato e di sigarette. Il secondo giorno, quando ho cominciato a avere i crampi,  i sudori freddi e a vomitare, mi hanno detto: “Ma ce li hai i soldi? Perché questa roba costa.”
Sono andato dal dottore. Mi ha ordinato un po’ di pillole che, secondo lui, mi devono far dormire ma non mi fanno niente.
I miei compagni, quando sono rientrati dall’aria, hanno detto:
“Questa cella puzza.” Io ho fatto finta di non sentire perché, a alzarmi e a pulire, non ce la faccio.
Domani vado davanti al giudice che deve decidere se mi tengono in galera oppure se mi mettono fuori.
I miei compagni mi hanno spiegato che le possibilità sono tre.
Caso primo, visto che sono incensurato, mi manda a casa con gli arresti domiciliari, in attesa di giudizio: vuol dire che sto con mia madre che si lamenta dal mattino alla sera. E mica le posso dare torto se piange perché ha un figlio tossico e adesso anche delinquente. Però, che peso. E poi, come farò a procurarmi la roba senza uscire?
Secondo: mi offre di andare in comunità fin da subito. E questa sarebbe la strada migliore, magari ce la faccio anche a smettere. Ma la comunità non è mica lì che aspetta me, quindi: chissà se c’è posto e quanto devo aspettare in questo buco di m…
Terzo e più probabile: mi dice “Fatti la galera, perché sei uno spacciatore e neanche c’hai un avvocato come si deve.”
Certo, se la droga fosse libera e si potesse comprare allo stesso prezzo delle sigarette, mica sarei finito qui e mi viene da pensare: chi ha interesse a coltivare il proibizionismo?
Tant’è che in America, quando l’alcool era proibito, c’era il massimo di alcolizzati. Questa non la sapevate, vero?

Fuori

Roba da matti. Ma lo senti? Neanche una parola di rincrescimento, neanche una frase di scuse! Racconta così, come uno che dice: “Sono andato in piscina e ho preso una micosi.”
Guarda, quella lì è la fine che si merita. Stare in galera fino a quando, la voglia di droga, gli è passata. Ma ci pensi a quella poveraccia di sua madre?

tossicoGuarda, io ho una vicina, pensandoci bene – se non l’avessi visto ieri – crederei che è suo figlio. Lei è vedova da diversi anni e lo ha tirato su andando a fare le scale. Gliele ha sempre date tutte vinte: lo sbaglio è quello. Se lei, ogni volta che lui faceva i capricci, gli dava quattro sganassoni, altro che voglia di droga. La voglia di lavorare, gli veniva!

Invece ha ventitré anni, a scuola ha presto perché non gli piaceva.
“Vado a lavorare e ti porto a casa i soldi!”, le diceva.
A lavorare ci è andato una decina di giorni, i soldi se gli è tenuti tutti e se li è spesi al bar, con gli amici, e sua madre non ha detto niente.
Anzi “Poverino, non ha mai fatto una vera vacanza…” e per ringraziamento lo ha lasciato andare in giro per l’Europa con un biglietto di treno che dura un mese. Lui è andato in Olanda e è venuto indietro stralunato che sembrava un altro. Secondo me è lì che ha scoperto certe schifezze.
E sua madre: “Poverino, è stanco, neanche una notte in albergo ha fatto…”
Da allora dorme di giorno e sta fuori di notte, come i gatti randagi.
Quando è sveglio, esce. Se sta in casa è per chiedere soldi. Figuratevi che, un giorno, li ha perfino chiesti a me.
Io l’ho guardato e gli ho risposto: “Ma vai a lavorare, brutto lazzarone!”
Lui ha sibilato nei denti “Str…!” E la cosa è finita lì.
Però ogni tanto ci penso: lui o qualche suo amico magari, un giorno che vado a prendere la pensione… e così ho paura e mi faccio accompagnare da mio figlio.
Lui sì che l’ho tirato su bene. Scommetto che non si è mai fatto neanche una – come si chiama – una canna.  Si capisce, in casa nostra non c’è mai stato posto per quelle schifezze lì e lui, fin da piccolo, sapeva che io, se faceva una cosa così, io lo ammazzavo!
Adesso ha perso il lavoro, ma è colpa della crisi, lo sanno tutti che c’è la crisi.. E la moglie ha preso il piccolo e è tornata dai suoi perché dice che lui beve. Beve un aperitivo ogni tanto, insomma. Ai miei tempi mica si lasciava un marito per qualche bicchiere di più. Adesso le donne non hanno spirito di sacrificio e poi che problema è qualche pochino di vino?
Mio figlio dice che, quando finisce la crisi e trova di nuovo un lavoro, immediatamente smette di bere. Adesso ha bisogno per tirarsi su il morale, sennò si guarda – sempre a casa a fare niente – e si butta giù dalla finestra, ha detto.
Così viene a trovarmi e io gli do un po’ di soldi, tanto per le sigarette e tanto per il bar. Ma ieri mi ha detto che non gli basta più. Come devo fare?