Al Natale,
che passa, con un altro anno che vola, nel tempo di una vita che scorre di fretta e che dimentica anche i momenti più bui come se mai fossero accaduti,
ogni gioia e speranza devolviamo: non tanto perché vi sia una spasmodica attesa per il 25, ma per il preludio alla festa, per l’avvento che passa tra incontri, ricerca di regali, cene, pranzi, aperitivi e momenti di convivialità, per calendario quasi forzata, ma che per ognuno è camino acceso nella baita dell’invernale quotidianità.
Al Natale,
che forse può considerarsi tra le Feste la più bella,
va ogni nostro momentaneo sorriso.
All’apnea giornaliera si sostituisce la fuoriuscita dall’oceano più profondo dei pensieri e dei problemi, grandi e piccoli, di questa nostra umanità.
Nel riposo di questi giorni, lungo o corto che sia, uno spazio nel cuore deve essere, però, trovato per la riflessione su quanta fortuna per molti vi sia nella vita, senza che nulla di speciale accada loro, ma per il solo fatto di non vivere le orride tragedie di questo mondo.
Se guerra, violenza, malattia o fame in questo momento non v’appartengono, se nulla di quel che consideriamo abominevole devasta il vostro Natale, un pensiero,
per quanto insignificante e impotente,
riporta alla nostra anima il mantra costante della fragilità umana e della fortuna spesso sottovalutata di uomini accumulatori seriali di effimere esperienze e di sempre nuovi traguardi.