20 dicembre 2022
Cara Marti,
ti scrivo dopo due anni di silenzio in un momento di difficoltà. Come avrai notato dalla data si sta avvicinando il Natale, la festa alla quale sono più legata, ma anche quella che raccoglie i momenti più belli e, per questo motivo, più dolorosi. Inutile girarci attorno: per quanto posso fingere che sia felice e che tutto proceda come sempre da quando il tuo posto a tavola è vuoto l’atmosfera magica che accompagnava questo periodo è in parte svanita. All’esterno non lascio trapelare nulla e devo ammettere che per la maggior parte del tempo è come se davvero non fosse cambiato nulla, ma poi ci sono alcuni giorni o istanti, come quello che sto vivendo ora, in cui mi sento persa. Ti vorrei qui accanto a me, a pensare al menù per la Vigilia, a quali addobbi preparare per il salotto o a quali segnaposto confezionare per il 25 dicembre.
Ricordo perfettamente il Natale del 2009, l’ultimo che abbiamo trascorso insieme. Mentre la casa era piena di parenti e amici e tutti festeggiavano in allegria tu mi hai presa da parte facendomi promettere che avrei continuato a portare avanti tutte le nostre tradizioni anche quando non ci saresti più stata. Lì per lì rimasi scioccata perché stavi bene e non capivo perché avessi dovuto tirare fuori un argomento del genere in un’occasione così bella. Soltanto qualche settimana più tardi compresi il motivo che ti aveva spinta a quella conversazione. Avevi già avvertito che qualcosa non andava nel tuo corpo e che quella volta sarebbe stata davvero la fine. D’altronde eri in grado di percepire prima degli esami o delle diagnosi dei medici se il cancro era tornato o era peggiorato. Ogni tanto i dottori avevano provato a nasconderti qualche dettaglio, ma tu li anticipavi sempre e anche in quella occasione avevi battuto tutti sul tempo.
Ho impresso nella mente anche l’esatto secondo in cui ho capito che ormai non c’era più nulla da fare. Ci avevano già detto che le speranze erano terminate e che mancava sapere solo il quando saresti morta, ma non c’erano dubbi sull’avanzare inesorabile della malattia. Tutti quanti però, dai nostri genitori ai nonni, non volevano ammettere quella terribile realtà e quindi fingevano con nonchalance che ti saresti ripresa e saresti tornata a casa. Tutti, tranne la sottoscritta. Non me lo hai dichiarato apertamente, ma d’altronde noi comunicavamo con un semplice sguardo, non avevamo bisogno di parole. Ero venuta da te in ospedale dopo la scuola, come avevo preso l’abitudine di fare, e ti avevo inondata di parole sulla mia vita, chiacchierando come nostro solito tra battute stupide e idiote. Quando ho alzato lo sguardo su di te, però, ho visto un dettaglio agghiacciante: la tua bocca rideva, o perlomeno abbozzava una smorfia simile a un sorriso, ma i tuoi occhi erano spenti, vuoti, impenetrabili, tanto da sembrare di pietra. Ho finto indifferenza, ma da quel momento in poi ho davvero realizzato che ti avrei persa per sempre nel giro di una manciata di settimane.
Come sempre quando inizio a parlare con te mi perdo nei ricordi passati e vado in balia di flashback che credevo di aver perso nei meandri della memoria. Invece non ho dimenticato nulla e in alcune occasioni, come ad esempio il Natale, tornano a farmi visita per rimarcare che niente di ciò che abbiamo vissuto è andato perso.
Ti ho promesso che avrei portato avanti ogni tradizione natalizia come se tu fossi qui accanto a me e non ho mai infranto quel giuramento. Anche quest’anno mi sto preparando e so già che trascorrerò un Natale splendido. Ormai ci siamo abituati ad essere in tre durante quei giorni che prima erano pieni di persone e chiacchiere e devo ammettere che apprezzo tantissimo il fatto di essere tra pochi intimi. È come se vivessi lo spirito delle feste in maniera più autentica, circondata da gente che mi ama davvero e con cui amo trascorrere del tempo, non persone che appena tu te ne sei andata (insieme ai nonni) ci hanno voltato le spalle. Ho provato profondo rancore per anni, ma ormai da qualche tempo il mio cuore si è riempito di un sentimento molto più benefico: la gratitudine. Sono grata per ciò che ho, anche se magari per qualcuno dall’esterno potrà sembrare poco, e sono grata della vita che ho, pur tra mille problemi e difficoltà. Infine, sono grata anche perché non ho più te qui vicino, ma abbiamo condiviso delle esperienze così memorabili e preziose che posso tirar fuori ogni volta che mi sento triste per poter ripartire più carica di prima.
Anche ora, infatti, ho versato diverse lacrime e ho avvertito una voragine enorme farsi strada nel petto, ma parlando con te, scrivendoti, fissando su carta i miei pensieri ho capito che non devo essere triste.
Grazie Marti, perché riesci sempre a darmi una mano pur nella lontananza. Ti prometto che non attenderò altri due anni per scriverti perché spesso ho un dannato bisogno di sentirti e questo è l’unico modo che conosco per avvertire la tua reale presenza.
Buon Natale, buon 2023 e mi raccomando, non esagerare troppo durante le feste!
Ti voglio bene e te ne vorrò sempre,
la tua sorellina Vale