Credere

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C’era questa ragazzina che credeva tanto in quello che faceva, non importava davvero di cosa si stesse occupando in quel momento. Qualsiasi cosa facesse (una torta, una corsa, un esame), lei ci credeva da matti. E se c’era da fare una salita in più del previsto si toglieva la giacca, e se c’era da studiare fino a tardi si prendeva due caffè, e se mancava lo zucchero scendeva a comprarlo al supermercato. Poi, arrivata dove voleva arrivare, con le ginocchia gonfie e le mani sporche, si appoggiava al divano e, dopo qualche secondo, si addormentava.

Ecco, questa ragazzina qui, mi piaceva un casino, mi ricordava e mi ricorda tuttora quanta forza ci vuole e quanta energia ti toglie credere nelle cose che fai.

Mi ha insegnato quanto è faticoso passare da un’idea a un fatto concreto, tangibile, quanto è difficile portare per mesi un’idea tra le tempie, crederla così vera da poterla toccare e poi vederla posarsi sul proprio comodino, dentro il proprio armadio, sulle spalle degli altri. Mi ha insegnato quanto bello è arrivare in cima alla collina e sedersi e vedere che fermarsi prima dell’ultima salita avrebbe significato non incontrare la pioggia e non bagnarsi anche le mutande e non rovinarsi le scarpe ma anche non stare abbracciati per scaldarsi, non dividere una tazza di the caldo finita la pioggia e non godersi la città che ai propri piedi si addormenta.

Poi mi insegna anche che la fatica ripaga, che sbattersi non è mai privo di senso, che il tempo perso non esiste, che se dormi 5 ore a notte per riuscire a far incastrare tutte le cose che sei non sei un coglione disorganizzato ma un amico di tutte le stanze del tuo ostello, e di ognuna ti prendi cura, e bagni le piante, e appendi quadri nuovi, e lavi le tende, e fai cambiare l’aria. Mi insegna che se al posto che studiare per gli esami sono qui a scrivere queste righe è perché amo con fermezza tutte le stanze del mio ostello e che,  per questo, devo imparare a non sentirmi in colpa.

C’era questa ragazzina qui che a 9 anni mi insegnava cosa volesse dire credere nelle cose e volersi bene e non so se le sarò mai grata abbastanza.