Draghi, il virtuoso del vecchio vizio

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L’output UE, quel potenziale di crescita della zona euro, sembra risalito rispetto ai minimi toccati durante la crisi finanziaria di dieci anni fa, non andando però oltre i valori precedenti la crisi.

Che dire: tutte ‘ste politiche monetarie hanno fatto più o meno il minimo sindacale. Sic!

Gira in giro pure un report: riferisce come il piano di acquisti di titoli della Bce abbia avuto “effetti trascurabili” sulle disuguaglianze nella ricchezza complessiva e, nel contempo, “considerevolmente contribuito a sostenere le famiglie più deboli”, spingendo i nuclei a basso reddito verso l’occupazione.

Sarà vero?

Beh, questo aspetto era stato già messo in rilevo dal presidente Mario Draghi nella conferenza stampa, al termine dell’ultimo Consiglio direttivo. Smentisce che la linea morbida abbia favorito alcuni Stati rispetto ad altri, giammai! A trarne beneficio sono state “le famiglie a basso reddito e con meno liquidità”.

L’eurocoin – questo dire lo misura – fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area euro, che sale da 0,52 a 0,54.

L’indicatore, si legge, continua a essere sostenuto dal graduale rafforzamento della dinamica dei prezzi.

Hai capito hai! Lo giuro, è stato il Draghi quel portatore sano del vecchio vizio di riconoscere a quegli “intoccabili” delle Imprese la generazione della ricchezza. Con le reflazione ha represso la deflazione deflazionando il potere d’acquisto; con la ciambella del liquido monetario ha tenuto a galla le imprese improduttive.

Non paghi, quelli del Consiglio Bce hanno confermato l’intenzione di continuare a fornire un forte stimolo monetario. Già, magari per mitigare gli oneri dei debiti sovrani attraverso l’inflazione?

Bella no?

Si, se ne mitiga l’onere con quell’inflazione che, riducendo quel già malmesso potere d’acquisto, rende più poveri; gli Stati dovranno rifare debito per sussidiare questi deboli che lo saranno ancor di più: pressappoco una partita di giro!

Beh, ad esser pignoli un’ inflazione non basta per dopare il ciclo economico ampliando l’output gap. Ce ne vogliono due: la prima con il sostegno alla domanda dei consumatori, artatamente generato per non far scendere i prezzi; la seconda nel rendere possibile uno tsunami di investimenti improduttivi, creati dalla falsificazione del calcolo economico attraverso la soppressione dei tassi d’interesse, buono per salvare aziende decotte e la loro improduttività.

Beh, meglio di così… se non si muore “si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie.”

Mauro Artibani, l’Economaio