Lettera ai giovani


Cari ragazzi,

Nella mia vita ho conosciuto moltissimi alunni, anzi “alunni di tutte le età”. Ho avuto la fortuna di poter insegnare in scuole di ogni ordine e grado ed anche ai ragazzi con abilità diverse, ai quali ho dedicato anche la mia tesi di laurea. Non era questo che avrei voluto fare, bensì il medico. Nel 1978 però non ebbi l’incoraggiamento da parte di mio padre, per poter realizzare il mio sogno. Eravamo tanti in famiglia ed era necessario fare un percorso più semplice e meno lungo di quello previsto dalla facoltà di medicina. Dovetti optare per quella in Pedagogia. Studiavo e lavoravo nel contempo, perché per me lo studio dava senso alle mie giornate. Non potevo non laurearmi.

Cominciai presto dopo la licenza superiore a frequentare le aule delle scuole elementari, poi quelle delle scuole medie ed infine quelle delle superiori.

Ho avuto per tutte quelle vite che mi sono passate davanti, nel corso degli anni, una delicatezza di approccio infinita. Avere davanti a me gli occhi degli studenti, che mi guardavano, quando facevo lezione, era per me stimolo a creare. Erano quei volti di bambini prima e di giovani poi, che innescavano in me l’inventiva pedagogica. Non vi ho mai voluto porgere una lezione copia e incolla, come si suo dire oggi. Eravate voi che mi rimandavate la voglia di insegnare, pur non avendo potuto scegliere la professione del medico, ero contenta lo stesso e non ho avuto dubbi neanche al momento della stampa della tesi online.

Oggi io non sono più una ragazzina e tra qualche tempo lascerò questo percorso, anche se dentro ho ancora tanta energia da spendere. Infatti io non mi sento per niente meno giovane di quando non lo fossi a vent’anni, per cui ho assoluta certezza che lo spirito vitale che ci anima non invecchi.

Io credo che la mania dell’uomo di classificare ogni cosa sia una sovrastruttura alle cose stesse, una dimensione che non appartiene ad esse, ma che gli viene imposta dagli uomini, nel loro delirio di conoscenza e di onnipotenza. Aver diviso la vita degli esseri umani in varie fasi, come l’infanzia, l ’adolescenza, l’età adulta e la vecchiaia vuol dire aver imposto uno stereotipo sulle fasi di sviluppo della persona, imprigionandola in periodi di vita, che al massimo possono inquadrare l’evoluzione fisica e psichica dell’essere umano. Lo spirito però, quello che nessuno potrà mai delineare, delimitare, determinare è l’essenza del nostro essere. Ecco che è proprio su questa nostra dimensione interna che si gioca tutta la nostra esistenza. Le mie esperienze di vita mi hanno, per fortuna, attraverso dure prove, fatto entrare in contatto con la mia vera identità, il mio sentire autentico.

Entrare in contatto con me stessa è stato il più bel regalo che la vita stessa mi abbia fatto.

Fare un viaggio nel mio passato, per andare a rivedere cose che mi hanno fatto anche male, mi ha consentito di comprendere meglio il mio presente. La vita non è un viaggio senza mete, un viaggio inconsapevole, ma un percorso che può essere letto e orientato. Diventare consapevoli di questa capacità e possibilità di orientare e decidere della propria vita è per me un augurio per voi, al fine di limitare quanto più possibile di procedere alla cieca, a tentoni, come spesso avviene, quando si è piccoli o adolescenti.

Esiste una trilogia di azioni che può determinare una sorta di felicità, ovvero la soddisfazione e la pienezza di sé: sentire, pensare ed agire, nella stessa direzione.

Ascoltarsi, riflettere e mettere in pratica ciò che si è deciso: questo movimento consente di sviluppare l’energia interna che ci pervade, canalizzandola verso l’attuazione della nostra volontà. Del resto non è una mia ideazione questa, bensì una sperimentazione di un grande umanista, Silo, discepolo ideologico di Gandhi, padre della nonviolenza.
Voi cari ragazzi siete alle soglie di un’alba nuova per l’intera umanità. Siete il seme puro di un vecchio mondo, che non vuole tramontare, ma che ancora sbatte la coda, come il drago prima della resa.

Questo virus ha messo il ginocchio un mondo frenetico ed impazzito. Sì, un mondo che non era più il mondo, la sfera celeste, bianca e marrone, che gli astronauti hanno visto dallo spazio.

Diciamo che il Covid-19 è stato capace di fermarci, dimostrando che la Natura, per tanto tempo offesa e vilipesa, si è ripresa il suo spazio. Un microrganismo infinitesimale ha messo paura a questo essere arrogante e prepotente che è l’uomo, appunto.
Il mondo è come un libro che va letto. Gli eventi della Storia vanno letti ed interpretati, per cui questa pandemia deve essere interpretata come una grande occasione di revisione della vita dell’uomo, del suo modo di fare economia, del senso stesso della sua esistenza.

La storia è stata cattiva maestra di vita, se il modello di aggressione dell’uomo nei confronti dei suoi simili è stato portato avanti nel corso dei millenni fino ad oggi, a partire dalle prime civiltà dell’Evo Antico e celebrato nella sua apoteosi nell’Impero Romano. Voi giovani dovete invertire questa rotta, interrompere il perpetuarsi di questo modello, che ha condotto l’umanità sull’orlo della sua estinzione. Il virus nella sua inconsapevolezza di veicolo di morte, paralizzando le attività economiche, sospendendo i conflitti, le azioni terroristiche ha consentito che il mondo respirasse di nuovo e riscoprisse lo splendore del cielo.

Io non conosco i vostri pensieri, ma percepisco in voi i germi di un mondo nuovo basato sull’essenza e non sull’apparenza, sulla condivisione e non sull’individualismo, sulla solidarietà e non sull’accaparramento. Sogno questo mondo, come se fossi ancora una diciottenne e sento profondamente che con voi si realizzerà.
La pandemia si è diffusa nel periodo che liturgicamente parte dal Natale Cristiano per arrivare alla Pasqua di Resurrezione, la coincidenza non è casuale… i segni dei tempi parlano e l’uomo deve tacere per ascoltarli.


Lettera ai giovani- DI Elena Opromolla