Muffa

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C’è un ritratto nella mia soffitta. Non l’ho mai osservato da vicino poiché è lì da anni e anni, da prima che nascessi. Non vi ho mai prestato attenzione. Non l’ho mai reputato particolarmente interessante.

Eppure oggi sono capitata qui, alla ricerca di tutt’altro, e sono incappata in quello sguardo.
La figura è sbiadita, sfumata, sembra stia per svanire. Ma mi osserva da quel foglio, con una intensità che mette i brividi. Ho la sensazione di aver conosciuto quella persona, in un qualche tempo inconcluso, in uno spazio indefinito. Credo di averla vissuta, in qualche modo. Ricordo episodi mai accaduti, di pelli che si sfiorano, di profumi appena percettibili, di creature immense scaturite dal suo cranio, scaturite dal mio cranio. E poi terre e acque, il fuoco e le ombre, il calore e l’indifferenza.

Ho ricordi che sfumano come quel ritratto, ma nulla di tutto questo è mai successo. Provo nostalgia per quella forza trascinante e fugace, per quel volto familiare e sconosciuto che forse mi è apparso, talvolta, solo in sogno.
Quel ritratto è qui che mi osserva. Non fa domande, e non ha idea di quante avrei da farne io. Immagino che fuoriesca dalla carta spessa e che con le mani fumose e polverose mi trascini dentro, nella nebbia martellata di quel mondo sconfinato. Saremmo soli, lì, isole dimenticate destinate a soccombere alle maree. Ma avremmo la potenza della natura, la consapevolezza dell’ineluttabile, saremmo parte di un creato crudele. Avremmo le chiavi per il respiro del mondo.

Eppure, nulla accade. Ancora una volta tutto è nella mia testa, nella mia testa, nella mia testa. Non ci sono isole, non ci sono mani, nè sguardi intensi.
Non c’è proprio nessuno su quel foglio. Solo una macchia di umida muffa sulla carta ingiallita. Solo una macchia di cui ho nostalgia.