Partita finisce quando arbitro fischia.

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Mi accingo a scrivere questo articolo, dopo aver visionato le partite di Champions League, di due primarie squadre italiane.

A mio avviso, si sono verificati, in ambo le occasioni, esempi di squilibrio tensivo ed attentivo. Nel primo caso, alla fine del primo tempo, nel secondo, alla fine della partita. L’effetto è stato un calo di attenzione, determinante, per il risultato finale. Si badi bene, non si tratta di un calo consapevole, razionale, cosciente, ma che matura ad un livello più profondo, inconscio, legato, spesso, ad episodi precedenti, andati a buon fine. A questa naturale propensione di mantenere lo status quo, corrisponde un comportamento, una risposta motoria e attentiva, del nostro organismo, non facilmente prevedibile, che può condurre a soluzioni, non sempre gradevoli.

Questo è riconducibile al sottile equilibrio che si instaura tra il sistema nervoso simpatico, che, metaforicamente, corrisponde all’acceleratore di un automobile, ed il parasimpatico che, secondo l’esempio precedente, corrisponde al freno.

Il primo, utilizza come neurotrasmettitore l’adrenalina, il secondo l’acetilcolina. I due sistemi funzionano in maniera antagonista. Se è attivo il simpatico, è inibito il parasimpatico, e viceversa. A tutto questo è possibile porre rimedio, prendendo in seria considerazione tale possibilità. Inserendo, nei programmi di preparazione mentale, l’anticipazione di tali eventualità, allenandosi a superarle, cosi, come si fa nella meticolosa preparazione atletica, tecnico, tattica di qualsiasi competizione.

Durante la partita, invece, si deve insegnare, a gestire la partita invisibile.

Essa è quella che non si vede, che si svolge, effettivamente, nelle pause, ed ogni atleta gioca con se stesso. Questa, spesso, è una partita che dura molto più a lungo di quella reale. Si possono utilizzare questi frangenti, per utilizzare una forma di breve rilassamento, di motivarsi e riflettere sulla giusta strategia da adottare. Questi sono solo alcuni semplici esempi. Nelle competizioni ad alto livello, quasi tutti gli atleti, più o meno, si equivalgono, come preparazione, atletica, tecnica, e tattica. E’ proprio questo il caso, in cui un, meticoloso, allenamento mentale può fare la differenza che fa differenza.

Dott. Sicignano Antonio