Nel guscio della noce. «Sono fuggita dal dolore dieci anni fa. Sono scappata via da un uomo crudele e dalla paura della morte. Dovevo essergli entrata dentro la carne perché nessun luogo era troppo lontano dagli incubi e poco vicino alla salvezza. Non mi sentivo al sicuro neppure quando ero sola con me stessa.

Mi bendava gli occhi e sfogava sul mio corpo la sua frustrazione repressa, il suo marciume mi impestava i pori e io soffocavo nel degrado, lo schifo e l’umiliazione, mentre mi eiaculava addosso e nella bocca il suo intimo seme di mostro.

La nausea non mi dava tregua e il suo odore di luoghi nascosti e di muschio umido mi dava il voltastomaco. Era un uomo con l’anima in avanzato stato di decomposizione e riusciva ad avariare tutto ciò che toccava, perfino il mio corpo sotto le sue percosse diveniva sempre più mite e mansueto mentre la mia volontà ormai annientata, percepiva il bisogno di reagire. Non riusciva ad accettare che avessi una volontà e una libertà di scelta di cui non mi avvalevo più, per timore delle percosse e delle ripercussioni.

Io pensavo che la mia vita fosse quella e non capivo che era giunto il momento di guardare oltre e fuggire prima che accadesse qualcosa di ancora più doloroso. Il formulare pensieri mi teneva fuori dal suo controllo, ma ero sempre meno lucida, la paura e il dolore fisico mi ottenebravano la mente. Iniziai a far valere la mia volontà rifiutando di essere la cavia delle sue pratiche amatoriali, volevo considerarmi ancora un essere umano pensante e libero di esprimere il proprio diritto di libera scelta. Volevo fare i primi passi per riprendere la mia vita sgretolata e andata in frantumi. Non mi specchiavo più, tanto era la pena che avevo per l’immagine di quell’essere informe, lontana da me stessa.

Come ero potuta cadere così in basso?

nel guscio della nocePiù mi rifiutavo di sottostare alle sue perversioni e più lui si arrabbiava. Tanto più era adirato e più ancora diventava violento e mi puniva con ogni mezzo. Mi lasciava incatenata come un cane tra gli escrementi, i topi e gli scarafaggi. Clarissa cresceva e io volevo conquistare la libertà soprattutto per lei, mia figlia doveva essere libera, e non una ragazzina con grandi occhi vuoti che guardano la violenza come una pratica naturale e quotidiana. Non volevo pensasse che la vita fosse sofferenza e l’amore fosse violenza e ricatti. Come potevo dimostrarle il contrario se nella quotidianità viveva e assisteva a questo abominio? Io piangevo di dolore e lei moriva dentro, volevo difenderla e lei voleva tutelare me.

Un giorno peggiore degli altri mi sentivo sconfitta dal dolore e non riuscivo ad alzarmi dal letto, i suoi calci dovevano avermi spappolato il fegato, vomitavo un liquido amaro e verde, mi sentivo spossata e con la voglia di lasciarmi andare. Clarissa livida in volto, con gli occhi di ghiaccio e con voce ferma e dura mi disse « Ti prometto che un giorno lo ucciderò quel mostro! Non è mio padre, quello è un animale!»

Lessi l’odio nei suoi occhi. Avevo i brividi e capii in quell’istante che lo avrebbe ucciso se ce ne fosse stato motivo, ma in fondo al suo cuore era già morto. Lui era un mostro che divorava la sua stessa carne.


nel guscio della noce

(Tratto dal romanzo “Nel guscio della noce” di Andreina Moretti)

Attrice protagonista: Sara Iannetti
Attori non protagonisti: Anastasia Di Pietro, Valeria Aloi, Nisito Di Pietro
Riprese e montaggio: Gianluca Braccili
Musica: Daniele Falasca
Fotografia: Giada Del Savio
Make up artist: Sara Aloi
Regia e sceneggiatura: Andreina Moretti