Un suono intermittente mi sveglia, penso che sia l’ora di andare a lavorare, ma quando apro gli occhi, lentamente, mi accorgo di essermi addormentata sul divano di fronte alla televisione.
Sono le 23, devo sbrigarmi perché l’appuntamento è solo tra mezz’ora.
Quando arriva sotto casa si limita a clacsonare due volte, è una cosa che odio, ma comprendo subito che l’ha fatto apposta per mettermi a disagio e creare fin dall’inizio una situazione di tensione, per farmi capire che ce l’ha con me.
Scendo rapidamente le scale e apro la portiera dell’auto, con un semplice ciao mi metto a sedere; lui non dice niente, io sono tesa e vibrante ma assaporo una strana delizia mentre corriamo nella notte. Non mi rivolge parola e io rimango in silenzio, probabilmente ha capito che non può essere felice del nostro amore. Quando si ferma scendo e gli offro, per l’ultima volta, la sensualità delle mie gambe.
Ho la tentazione di concedermi ancora a lui ma sento che il mio abbandono non è totale, perché non riesco ad amare diversamente il corpo e l’anima. Lui esita solo un attimo, mi fissa, poi alza il volume della radio, si volta, e riparte.
E’ buio, l’umidità mi penetra nella pelle, le mie gambe divaricate sono ben piantate nella terra inzuppata. Qualcuno mi osserva, vorrei alzarmi e scappare.
Poco davanti a me c’è la strada, scorgo uno STOP e sento il rumore delle poche auto che passano. Avverto che qualcuno mi sta osservando e mi accorgo, che nella penombra della notte, accovacciata nel bordo della strada, non passo inosservata. Come da piccola però non sopporto di restare in piedi quando sento gli occhi di qualcuno puntati su di me. Il suo modo di fissarmi, anche se non sa che l’ho visto, va oltre la curiosità per una visione insolita. Ignora completamente quel confine che non dovrebbe mai essere superato, soprattutto quando il limite è indicato a chiare lettere su un cartello: STOP.
Comunque nel buio mi sento protetta, ho la sensazione di poter vedere ciò che accade sulla strada illuminata, senza essere vista.
Mi chiedo come possa essere felice di stare qui e mi rendo conto che, stranamente, non vorrei trovarmi in nessun altro posto. Sento di essere nel luogo giusto.
Farmi vedere nuda, oltre la linea rossa del maglione, non è poi una grave indecenza. Il pudore è una virtù che non sento di possedere.
Ora anche lui ha capito che lo sto osservando, all’improvviso tiro fuori dalla borsa la torcia elettrica e gli punto addosso un fascio di luce che lo acceca, quando riapre gli occhi il rosso e il colore della mia pelle lo sorprendono: non può fare altro che continuare a guardarmi. Non riesce a staccare lo sguardo dalle mie gambe nude divaricate, che risaltano in tutta la loro evidenza muscolare.
Mi vedo riflessa nel suo sguardo e vinco la paura di non sentirmi più sola.
Red Stop
Testo di Leonardo Scelfo