Un’altra notte in bianco, ad occhi aperti a pensare. Sempre le stesse cose. Mi passano davanti gli occhi tutte le bollette e i debiti da pagare e faccio il conto ed è sempre più alto.

Mi prende l’angoscia. E mi batte il cuore, sento la lingua ingrossarsi e la gola chiudersi. Mi manca l’aria.

Vorrei essere come una rondine e volarmene via da qua. Chissà che pensieri avrà mai una rondine. Riesco a pensare alla costruzione del nido, all’approvvigionamento del cibo per lei e i suoi piccoli, ma forse ne avrà anche di tipo diverso.

Se non sei nelle scarpe di un altro, è difficile pensare quali siano i suoi pensieri e problemi da risolvere.

La maggior parte delle volte si riesce solo a giudicare e criticare:

  • Ma guardala, con quei capelli, ma non potrebbe tagliarseli, e quelle scarpe, io mi vergognerei a girare con quelle scarpe.
  • E’ così trasandata che sembra quasi una pezzente, anzi – ti dirò di più – a volte mi sembra quasi che puzzi.
  • Sì, però una volta non era così …..

Eh già una volta …. Per fortuna c’è stata una volta anche per me quando anch’io avevo una vita “normale” casa-lavoro-casa. Ma non andava bene neanche così.

  • Non ci sei mai a casa. E’ passato il corriere ma non ho ritirato il pacco per te perché non sapevo se fare bene o male e allora ho pensato di non intromettermi.

Eh già non intromettetevi nella vita degli altri, lasciateli nella loro solitudine, nella loro miseria, non salutateli nemmeno perché non hanno belle scarpe e poi andate al loro funerale a dire:

  • Era una persona così per bene, non avrei mai immaginato che potesse fare un gesto simile.

Quando una persona chiede aiuto te lo chiede con gli occhi, te lo fa capire con mezze parole, con frasi a metà buttate là per vedere se vengono raccolte, ma il più delle volte cadono a terra e vengono calpestate dall’indifferenza e dal menefreghismo.

  • Prima IO poi- forse- gli altri. Perché mai dovrei preoccuparmi degli altri, in fondo nessuno si preoccupa per me.

Quante volte ho sentito questa frase.

Del resto io sono colpevole Signor Giudice. Sono colpevole di aver scelto di lavorare da sola, di aver scelto di non avere padroni o direttori che mi alitano sul collo, di aver creduto di potercela fare da sola, di non aver mai chiesto niente alle autorità. Quelle autorità che adesso mi si rivoltano contro, che mi chiedono l’impossibile, il sangue e appunto l’aria.

Sono colpevole Signor Giudice di aver scelto di investire sempre tutto nella mia attività, dalla merce all’immobile. Quell’immobile che adesso mi tiro dietro come una grossa palla di ferro attaccata al piede che non mi lascia spiccare il volo.

Ogni crisi crea delle opportunità. Te lo dicono in tutte le salse e tu ti trituri il cervello a pensare a cosa inventarti per ricominciare, a quale opportunità è lì a portata di mano per te e tu non la vedi.

E allora ti senti ancora peggio, perché pensi che forse, tutto sommato, sei tu a sbagliare, sei tu che non sei una brava imprenditrice, anzi, sei proprio una fallita.

E come un foglia che, terminato il suo ciclo, si stacca dal ramo e piano piano scivola verso il suolo e nel farlo vede le altre foglie che ancora fresche, ancora ben salde al loro ramo ti guardano cadere e quasi se ne ridono perché alla fine una foglia di meno significa più sole e acqua per loro, così tu scivoli piano piano verso il fondo e vedi altre persone, altre ditte che invece ce l’hanno fatta, si sono rialzate e sistemate in un modo o nell’altro.

Ma tu no, sembra che per te non ci sia più niente da fare. Ti metti in coda ad un colloquio di lavoro tra altre venti ragazze giovani, fresche, belle. Tu ormai non lo sei più.  Alla tua età sei già vecchia per il mondo del lavoro anche con tutta l’esperienza che ti porti dietro, ma sei troppo giovane per essere rimborsata del versato obbligato.

Tutte le porte ti si chiudono in faccia.

Ma non c’era un detto che appunto diceva “Per ogni porta chiusa, ce ne sono altre cinque che si aprono” ? Forse è colpa di questi occhiali di fortuna che non sono proprio adatti per me e non mi fanno vedere neanche le porte aperte!!!

Ma basta incolpare sempre gli altri. Ammettilo. La colpa è tua. Tu avresti dovuto sapere che ci sarebbe stata una crisi prima o dopo. Avresti dovuto sapere che la gente avrebbe comprato in Internet e non nei negozi di vicinato. Con la tua testardaggine, avresti dovuto sapere che ti saresti riempita di debiti e con loro di affanno e miseria.

E allora, Signor Giudice, visto che ho già dato tutto quello che avevo e mi rimane solo la mia integrità e onestà che però per voi non vale niente, allora vi darò la mia vita. Non che per voi valga poi tanto, ma almeno così smetterete di assillarmi. E potrò finalmente spiccare il volo.


Come una rondine

Testo di Patty