Siamo soli, in questa città piena di rumori, di rancori persi tra i muri, negli odori, nei malumori. Nei passi e nei motori.
Fuori dal cuore, fuori dal coro di quelle voci che dicono tutte le stesse parole, e alla fine è solo un silenzio che è solitudine delle persone, anche quelle buone. Travolte in massa da ipocrisie e violenza, schiacciata l’essenza raccolgono speranza, la chiudono in una stanza, che diventa prigione della loro ragione, che diventa paura della loro natura. Natura che scoppia, ormai lascia o raddoppia, distrutta, annientata, in tutto violata. E pur ancora innamorata dei suoi alberi in fiore, di un cielo grigio che urla amore, di un mare in tempesta che fa onde in carta pesta, il ghiacciaio si fonde e il fiume rompe le sponde. E l’uomo s’adagia, fra se stesso si plagia, e poi si lamenta se respira acqua ragia. E’ tutta una bugia con cui va a dormire, fa sogni di plastica che non riesce a smaltire.
Carceri inutili, cervelli in ostaggio, crediamo di essere furbi ma la libertà è un miraggio. Siamo tutti in gabbia e non lo sappiamo, abbiam paura a dire mi amo. Ma neanche sappiamo come ci si fa ad arrivare, crediamo di amare quando non ci sappiamo stimare. Dobbiam fare in fretta, dobbiam farlo adesso, anche un minuto e non sarà più lo stesso. Prendiamo uno specchio e guardiamoci dentro, invece che tirarci per andare in centro. Lo so fa paura ma va affrontata, l’anima è una e va rianimata. Con occhi diversi guardiamoci in faccia, è un dato di fatto che ciò che si teme non piaccia.
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