Siamo Tutti stranieri. La mia casa è il mondo

Un discorso toccante sui migranti nel mondo

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Siamo tutti stranieri. Oon Shu An è un attrice di teatro e televisione che dal lontano Singapore realizza un videomessaggio molto bello sulla percezione generale dei migranti.

Un messaggio molto profondo e più che attuale se si considera quello che attualmente stiamo vivendo in Europa. Siamo tutti stranieri.

Riportiamo la traduzione in italiano del suo bellissimo discorso. Dal nostro punto di vista non c’è nient’altro da aggiungere.

singapore

Eccomi qua. (Si parla di Singapore)

Dicono che noi siamo la porta verso il mondo,
dicono che siamo una città globale
ma a volte vorrei che la porta fosse più piccola
perchè sta diventando affollata.
E tutti noi sappiamo parlare lo spicciolo linguaggio da PC,
ma odio il rumore e mi viene la pelle d’oca,
gli alieni sulla strada.
Così me ne sono andata.

USA

Eccomi. (Siamo negli USA)

Nella Terra della TV,
quando arrivano sulle nostre coste
sorridiamo ai loro occhi spalancati di ottimismo
alle loro grossolane convinzioni sul mondo.
Ma qui io sono la donna asiatica che parla un perfetto inglese
che dovrebbe essere brava in matematica
la donna che viene dal paese dove non si può masticare un chewing-gum
che probabilmente è cresciuta con una mamma tigre
e che nonostante tutto dico sempre chi sono.
Non sono di Singapore o cinese, ma Asiatica.
L’intera mia storia è stata cancellata da un continente.

Cina

Ed Eccomi qua. (siamo in Cina)

Percorrendo all’indietro il viaggio della mia famiglia,
quel viaggio che hanno fatto tre generazioni fa.
Con la differenza che oggi
noi diciamo alla gente che sta facendo lo stesso viaggio:
“Tornatevene a Casa”
Eccomi qui.
La donna cinese che non conosce le proprie radici,
la mia intera storia, la dimensione del continente,
e io sono chiaramente persa.
Chiedo delle indicazioni ma loro sorridono come
se la parola scuola che avesse cercato di perforarmi
scivolasse fuori come chiodi dalle loro orecchie.
Mi viene in mente che per loro
sono una donna la cui famiglia
è scappata da una storia di sofferenza.
Per loro riesco a malapena a parlare per trovare la mia strada,
abbandonata chiamo comunque questa la mia terra madre.

thailandia

Eccomi qua. (Si parla della Thailandia)

Una terra di sorrisi.
Veniamo qui perchè è economica ed esotica.
Sopportiamo la sporcizia perché è naturale.
Terra madre dei grandi lavoratori rifugiati
da una dura vita risollevata dal ritorno a casa.
Ma qui io sto lentamente imparando
quanto loro siano ricchi.
Una città di persone che si amano.
La storia e la cultura misurata letteralmente in oro,
ed io non faccio altro che chiedere di fare dei buoni affari.
Loro sorridono ed intrattengono, ma dietro ai loro denti
devono riflettere a come sono povero e patetico a sentirmi così ricco
ma ancora conto ogni centesimo.
Ci atteggiamo come degli dei che camminano nei loro mercati,
Ma nei loro occhi io vedo che siamo solo delle formiche passeggere.

india

Eccomi qua (siamo in India)

Terra del mistero
Nella nostra città, sono solo una fonte di schiene con la quale si è costruita la città stessa,
una classe sociale povera, una parlata divertente e si ubriacano troppo.
Ma sono qui.
Ed è una nazione molto più complicata
di quanto io possa mai comprendere.
Qui, sono io ad essere un cliché:
unica tra un milione di persone che rovisto per le strade alla ricerca di cibo spirituale:
“Dimmi qualcosa di me stessa”,
“Tu Dimmi qualcosa che devo sapere”,
“Oppure dimmi qualcosa cosi che io possa vedere”,
“Lasciami indossare un bindi, un sari, avere il gelsomino indiano tra i miei capelli.”
E la risposta in pieno bagliore:
“Conosci te stessa prima di parlarmi.
Tu non hai potere qui.

singapore

Ed eccomi qua. Sono tornata a casa. (Singapore)

Viaggio terminato.
E penso che non conosco il mondo per niente.
Non potrò mai afferrarlo completamente.
Il mondo non è la mia ostrica e io non sono la sua perla.
Sul treno osservo le persone e guardo le loro facce.
Li riconosco improvvisamente: viaggiatori, lontani da casa.
Le loro case che noi conosciamo solo come caricature,
come immagini nelle brochure turistiche.
Cercano di costruirsi un letto in questo posto.
Ma tutto quello che noi riusciamo a vedere
sono corpi che occupano lo spazio.

SIAMO TUTTI STRANIERI!
Sia nel profondo della storia dimenticata del nostro sangue,
o come parte dell’inondazione in un altro paese di “non benvenuti”.
SIAMO TUTTI UGUALI.
Ognuno costruendo la sua strada, costruendo una CASA.

Quindi? Cosa decide chi dovrebbe stare e chi invece dovrebbe andarsene?
Chi è un locale e chi invece un semplice passante?
Faticare per la terra ed essere rispettosi per il proprio futuro
non è abbastanza per poter definire un luogo come la propria seconda casa?

Siamo tutti stranieri. “Here I Am” – Discorso di Oon Shu An.