Economia e Politica.

Dobbiamo essere rispettosamente grati a Re Giorgio il quale con spirito di profondo patriottismo, prima di lasciare la massima cadrega dello Stato, ha voluto richiamarci ad una più approfondita lezione per guidare gli Italiani al vero significato dell’Economia e della Politica, dove la più importante scuola Bocconiana e le varie officine di filosofie Politiche disseminate lungo la Penisola, non rispecchiano le reali capacità necessarie a fare di conto nell’interesse Nazionale.

Sembra voglia urlare dalla cima del Colle, “Italiani, il futuro è nelle Vostre mani e nella Vostra intelligenza”. Il cambiamento dipende esclusivamente dalle vostre intenzioni. Ogni Popolo ha quel che si merita.

Dopo secoli di infinite promesse Politiche sostenute da individui che ho sempre reputato nemici della Patria, alcuni per arricchirsi ed altri per salvarsi dalla galera, siamo giunti al momento cruciale delle scelte. Certamente non mancano le esperienze millenarie e persino gli scritti canticchiati con l’Inno Nazionale in occasione del 150-esimo dell’unità del Potere. Lode al poeta Goffredo Mameli autore dell’Inno e fervido patriota, allora impegnato a liberare l’Italia dagli Austriaci e dai Francesi, che all’età di 22 anni (1847) scrive agli Italiani un poema che rimarrà nella storia.

Si può notare come gli eventi si ripetono mentre gli attori cambiano, questa volta i nemici sono di casa.

“Voi siete da secoli / Calpesti e derisi, / Perché non siete popolo, / Perché siete divisi. / Raccolgaci un’unico / ideale, una speme: / Di fonderci insieme / Già l’ora suonò. / Stringiamci a coorte / Siam pronti alla morte / L’Italia chiamò / Contro i nemici della Patria. / Uniamoci, amiamoci, / l’Unione, e l’amore / Rivelano ai Popoli / Le vie della saggezza; / Giuriamo far libero / Il suolo natìo: / tanti ce ne sono / di stronzi, usurai e pedofili, / speculatori, imbroglioni e ladri, / Uniti per Dio / Chi vincer ci può? / Stringiamci a coorte / Siam pronti alla morte / L’Italia chiamò. Urrà.”

Mi viene in mente un altro capolavoro, una canzone mai diffusa, edita dal famoso Al Capone, dal titolo. “How we become Gansters”, suonata con Piano, Chitarra e Mandolino, pensando al mondo sopraffatto dal Potere ingrato e ai suoi amici sofferenti nella patria lontana: “Oh Scempi di popolo, / dall’alpe alla punta de stò stivale, / lacero e macchiato di / sangue innocente, con / imbroglioni dall’occhio blindato, / vi han preso l’anima, il corpo, / il vostro sudore, il portafoglio, / le vostre donne / i vostri figli / obbligandovi ad inginocchiarvi a quel Dio / che non è il nostro, / il loro Dio del Soldo e del Potere, / il Dio della sofferenza verso i deboli / portabandiera di tutti i Partiti Politici / che vi han convinti al sacrificio perpetuo, / alla sofferenza in cambio / di una felice vita nell’aldilà”.

Entrambi gli scritti con parole scioccanti che denunciano uno stato di sofferenza continua di un Popolo sottomesso.

Che cosa sarebbe oggi questa povera Italia, se non fosse intervenuto, Re Giorgio, il Poeta Mameli e l’Onorevole Al Capone, ad illuminarci sulla triste situazione del Paese, con il crescente buco di inciviltà e di soffocamento verso la Nazione, creato da una Politica di interessi senza limiti, che certamente ci conducono verso un paradosso peggiore di quello in cui ci troviamo attualmente.

Oltre ed oltre la macchina del tempo sino ai nostri giorni, con l’evidente fallimento dei super tecnici, bravi come “sfascia tutto” e per niente atti a correggere il cancro diffuso agli alti livelli della Nazione. I cittadini di questo Paese martoriato, necessitano una ferma riflessione per proseguire per la retta via, senza inciampare in ulteriori promesse lanciate da ipocriti.

In questo momento di reale bisogno, il nostro pensiero comune invoca i difensori della Nazione: dove si nascondono i Generali, i Colonnelli, i Capitani dell’amore verso la Patria? O anch’essi farebbero parte della distruzione totale del Paese?

In attesa di una risposta, nel frattempo godiamoci qualche risata.

Il postino del villaggio andava su e giù per la stessa via senza numeri civici. Ad un tratto si ferma dinnanzi ad una casa dove una donna era intenta alle cure del giardino.
Il Postino: Scusi, abita qui il Signor Giuseppe Stronzo?
La Signora risponde di si.
Il Postino: Allora Lei è la moglie Angelica Stron…
La Signora non lo lascia finire e risponde in modo stizzito: guardi che io sono Beata Angelica Cortese e non sono la moglie di nessuno, Giuseppe è soltanto mio marito e dormiamo in stanze separate.
Il Postino aggiunge, non avete figli?

Che Dio ce ne scansi e liberi, mettere al mondo stronzi sin dalla nascita i quali finirebbero per arruolarsi tutti in Politica.

Il Postino consegna la lettera e dice alla Signora: non disperi, da quando il mondo è mondo, molti delinquenti sono entrati in Politica per salvarsi dalle patrie galere e poi hanno il coraggio di ripresentarsi alle elezioni, sperando che la gente abbia dimenticato i loro loschi affari, pagando i media affamati che li rivestono a nuovo.