Fast and furious 8: tra inseguimenti in macchina e canottiere

691

La scorsa settimana sono andata al cinema a vedere Fast and furious 8: un appuntamento sacro praticamente, soprattutto per il mio ragazzo, che da bravo maschio contemporaneo ama ogni tipo di action film, quelli alla Die Hard per intenderci, dove si parla poco (molto poco) e per tutto il resto del tempo si fa a botte con qualcuno o si fugge in macchina da qualcuno.

In realtà nemmeno a me dispiacciono questi filmoni agitati.

Forse mi sto trasformando anche io nella femmina contemporanea. Invece di sognare di essere Belle e di ballare vestita di giallo con un bestione peloso e ricco sfondato, mi immagino in canottiera tutta muscolosa e con la tartaruga a dare legnate dalla mattina alla sera a chiunque, soprattutto ai maschi contemporanei. In effetti non sarebbe male.

Comunque, parlavamo di Fast and furious 8. La sala ovviamente era gremita. Una folla di maschi contemporanei, poco fast ma molto furious, per lo più non accompagnati, scalpitava entusiasta e sbranava pop corn in attesa dell’inizio del film. Io ero una delle poche donne presenti, insieme ad altre due pivelline di 15 anni che masticavano chewing-gum con vigore e avevano la stessa faccia del maschio contemporaneo che aspetta fuori dal negozio la femmina contemporanea che fa shopping.

Comincia il film. Fast and furious 8, come tutti gli altri è ambientato in posti da favola, città enormi con panorami mozzafiato.

Anche in questo caso, si comincia da Cuba. Dominic Toretto e la sua muscolosissima fidanzata passeggiano leggiadramente per la città quando capitano casualmente nel bel mezzo di una lite, guarda un po’. Il cugino di Toretto ha da ridire con un tipo. Il tutto succede in mezzo a una folla di maschioni palestrati in canottiera e strafighe in shorts senza un filo di cellulite. Toretto interviene in difesa del cugino e uno dei suoi due neuroni, quello che pensa alle macchine, gli suggerisce di risolvere il tutto con una bella gara. E gara sia! L’avversario accetta con garbo, a patto che Toretto guidi una macchinetta scassata tipo la 127 che guidava mio padre secoli fa. No problem.

Il buon Dominic non batte ciglio, e magicamente, non si sa come, usando la linguetta di una lattina di Coca Cola trasforma la 127 in una Ferrari.

Durante la gara, il nemico tenta in tutti i modi di sbaragliare l’avversario e possibilmente di ucciderlo, ma invano. Toretto arriva primo al traguardo con il bolide scassato in fiamme lanciandosi in aria e planando come fosse un gabbiano. Atterraggio ovviamente senza un graffio, con la canottiera bianca immacolata. Il tipo lo guarda un tantino storto e gli dice: “Hai vinto, toh le chiavi della mia super-macchina” e Dominic sorride gaio e gli risponde “Ma bah tieniti le chiavi che mi basta il tuo risssshpetto”. Beh, un ragazzo dal cuore d’oro, bisogna ammetterlo.

Fast and furious 8 procede, tra botte da orbi e altri fantascientifici inseguimenti in macchine da urlo. Il cast è di tutto rispetto.

C’è The Rock, pompato più che mai, che è quello che parla  più di tutti gli altri, a dispetto dei suoi muscoli. Jason Statham, lo riconosci dalla fronte e dal fatto che è l’unico senza canottiera. Helen Mirren, favolosa come sempre, è quella col caschetto biondo senza shorts. Charlize Theron è credibilissima ed elegantissima anche in un film del genere, a parte quando le tocca limonare con Vin Diesel, ma poteva capitarle di peggio dai. Per la gioia delle femmine contemporanee c’è anche il figlio di Clint Eastwood, che a differenza del padre non ha solo due espressioni come diceva Sergio Leone, quella con il sigaro e quella senza; ne ha una, appunto quella da strafigo che non ha bisogno di canottiera, perché sarebbe strafigo anche con un lenzuolo addosso.

L’happy end in un film del genere è d’obbligo, così come le canottiere bianche e gli inseguimenti in macchina. In ogni caso non voglio svelarvi di più, casomai qualcuno dovesse ancora andare a vederlo.

Nel frattempo un consiglio per i maschi contemporanei: lasciate perdere le canottiere, ci vuole fisico e un deodorante potente.